Una delle domande più ovvie e un po’ irritanti è: A cosa serve un indice? (Ne farei volentieri a meno!).
Siccome la domanda si è posta fra le mura domestiche: Papà perché devo (dovrei) fare l’indice? e si è posta pure nell’ambito di una consulenza: Perché mai dovremmo premettere al nostro progetto un indice, scusi?, provo a confezionare alcune ipotesi sull’utilità di questo ausilio (per me magico).
Indice è un contorno (un abbraccio)
L’indice non è una parte accessoria di uno scritto. In senso strettamente linguistico lo possiamo considerare uno degli elementi paratestuali, che come le note, collega il testo al contesto: le note approfondendo, esplicitando, chiarendo, regredendo… segnalano un altrove, l’indice tratteggiano l’impalcatura e i collegamenti interni al testo rimanda al dentro e al fuori di quanto andiamo componendo o leggento. L’indice è uno strumento che crea un contorno e facilita la fruizione dei contenuti fornendoci uno sguardo d’insieme e degli appigli. In particolare (ma non solo), quando un testo è finito, definito, pubblicato. L’indice ci parla del testo, lo precede, lo anticipa, lo rende anche avvicinabile e attraversabile: più funzioni, come si vede… L’indice in fondo è un abbraccio.
Indice-struttura come piano di lavoro (una promessa con l’occhiolino)
Un solo indice non basta. L’affermazione è ormai di senso comune da quando Umberto Eco ha pubblicato Come si fa una tesi di laurea (Bompiani, 1977). L’indice accompagna e guida il procedere della scrittura. Possiamo parlare di indice come di una prima scrittura abbozzata, di una struttura che articola i pensieri, consente di rappresentarli, di espanderli e di collegarli.
L’indice è utile nella scrittura a più mani. Se riusciamo a concordare un indice, la struttura che dovrà avere il testo, è possibile che l’elaborazione sia meno tortuosa, potendo ragionevolmente suddividere il lavoro di ricerca e di composizione fra più persone. Ma sarà davvero così?
Indice come sintesi (una formula magica)
L’indice può precedere anche testi brevi e può funzionare da abstract. Questa soluzione viene spesso adottata dai testi giuridici. Il capitolo si apre con l’elenco sequenziale e non per punti dei paragrafi. Si ottiene una sorta di breve anticipazione degli argomenti che verranno affrontati. Se l’indice è una sintesi allora i titoli delle sezioni, dei paragrafi, dei sottoparagrafi sono essenziali. In alcuni libri prevale la sobrietà e la suspance: l’indice è una serie di numeri: uno, due, tre, quattro (mai che si salti un numero, e perché mai?), Nei testi professionali accade che prevalga l’ovvietà (apparente): introduzione, prima e seconda parte, conclusioni. Et voilà il mistero è servito (aprire, s/volgere, chiudere).
Aprire, svolgere, chiudere.
Introdurre, scombinare, accomiatarsi.
Premettere, domandare e rispondere, lasciare il campo.
1,2,3.
A, B, C.
Rerirpa, ereglovs, ereduihc?
Indice come mappa (che contiene alcuni segreti che nessuno sa)
Una mappa serve a non perdersi, a orientarsi in un territorio sconosciuto. Molteplici indici: dei contenuti, dei nomi, delle parole, delle tavole. Diversi i percorsi che si possono costruire per attraversare il testo. La metafora della mappa ci torna utile sia promuovere l’idea di uno sguardo sinottico che consenta di afferrare l’insieme della regione testuale alla quale ci si approssima, sia per considerare che il susseguirsi di mappe ci restituisce una prospettiva storica, di costruzione del testo. Se il testo è un piano di lavoro, ogni nuovo indice è una nuova mappa, l’insieme degli indici (in particolare per lavori di una certa rilevanza) ci consente di osservare l’evoluzione della riflessione e dell’elaborazione.
Salti, rimozioni e distanze ci parlano.
Indice per una lettura ipertestuale (una passerella mobile, un chiave)
L’indice è un passe-partout. Davanti a una pagina di un sito, un indice non ci restituisce la struttura portante di un testo, ci consente di entrare direttamente nel testo. Senza indice non c’è scelta. Un indice può catturarci e moltiplicare gli ingressi, amplificare la navigabilità e l’attraversabilità delle produzioni scrittorie.
Basta l’indice per capire se procedere o mettere da parte.
Basta un indice (e una bibliografia) per collegare fra loro testi.
Indice come un format (un amuleto)
Un’ultima ipotesi considera l’indice come un format, una struttura che si ripete, e che con la sua elastica stabilità consente ai contenuti di cambiare. Per comodità riprendo gli spunti che Matteo Lo Schiavo aveva suggerito a proposito dello scrivere chiaro riferendo delle indicazioni di Marianella Sclavi proposte in A una spanna da terra (Feltrinelli 1994). Ecco dunque cinque momenti del discorso:
– introduzione;
– definizione del tema;
– sottolineatura della sua importanza;
– svolgimento (ulteriormente suddiviso in esperienza personale; analogia; giudizio degli esperti; esempi; statistiche/fatti);
– conclusioni.
Come si vede l’involucro più esterno dell’indice potrebbe essere un format, uno schema, un solco da percorrere, un sentiero sotto la neve.
Forse
Un indice è una specie di abbraccio che avvicina (a volte saldamente), una promessa sussurrata a mezza voce (vera ma con un pizzico di incertezza o di ironia), una rapida formula beneaugurale, una mappa ripiegata fatta scivolare in mano (indecifrabile al primo sguardo), una password, un codice, forse un amuleto.
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… e l’indice è anche un ditino che impariamo ad usare molto presto, prima delle parole, per esprimere il nostro desiderio e la nostra propensione a dare ordine al mondo. Voglio quello. Tu sei. La luna è là.
come farne a meno, dell’indice (qualunque esso sia!)??
v
L’indice è ciò che spesso in libreria mi fa comprare o meno un libro… “indica” se il suo percorso si intreccerà o meno con il mio :-) .