Questo post ha un duplice scopo: didattico e provocatorio.
Didattico: identificare i concetti essenziali proposti dalla voce Anomia scritta da Jean-Claude Filloux per il Dizionario di Psicosociologia, proseguendo così il contributo nell’identificare temi utili ai gruppi di ricerca attivati nel corso di Psicosociologia. Utili sia nella preparazione della prova scritta intermedia e sia nell’esame di temi e questioni considerabili nei lavori di analisi organizzativa.
Provocatorio: segnalare alcune caratteristiche dei processi di autonormazione nelle organizzazioni, che colgo attraverso mio lavoro di consulente. A proposito delle regole che le organizzazioni si danno (sono indotte a darsi) sottolineo quattro aspetti: si tratta di processi eterodiretti, che hanno una componente rituale sottaciuta, si tratta di processi volti a contenere i rischi e che presentano inattesi effetti sull’equilibrio dei poteri interni.
Se la domanda fosse: “Quali questioni fondamentali vengono affrontate nella voce Anomia?” proverei a rispondere così…
Il termine Anomia nella storia è stato interpretato in modi diversi: sia come condizione di caos, anarchia, disordine, illegalità, ingiustizia, sia come spazio di opportunità e autodeterminazione (di libertà?) che si apre grazie al venir meno dei vincoli. La ‘a’ di a-nomos può essere dunque variamente considerata: come assenza di regole, come non applicazione, potrebbe indicare trasgressione o anche una condizione di irrilevanza. Il concetto appare problematico anche rispetto al dominio d’uso: con il termine anomia ci si riferisce dimensioni soggettive, sociali, politiche, culturali.
Considerando il pensiero di Durkheim vengono introdotte due polarità:
Cosa accade alle persone che perdono riferimenti sociali e psicologici? Si manifestano disarticolazioni nel mondo esterno e nel mondo interiore che impediscono ai soggetti di fare fronte all’esistenza. Considerando il pensiero di ricercatori statunitensi che lavorarono subito dopo il secondo conflitto mondiale, l’attenzione si sposta verso i soggetti: il sentimento di anomia si presenta quando vengono meno relazioni interpersonali significative, crollano i sistemi di credenza e di ordine fissati a livello sociale, prevale la sensazione di abbandono, ci si sente isolati ed esposti a gravi minacce. [Se ci riportiamo al presente, il pensiero va ai sucidi di imprenditori che si sono susseguiti nel corso dell’attuale crisi].
Questa anomia viene scomposta in cinque elementi:
- il sentimento avvertito dall’individuo che le autorità sono indifferenti ai suoi bisogni;
- la percezione del mondo sociale come imprevedibile e disordinato;
- il rigetto di qualsiasi visione di un qualsivoglia progetto;
- il sentimento di un’assenza di valori sociali che si riflette in un’assenza di significato della vita stessa;
- l’impressione che chi ti è più vicino non offra alcun sostegno.
L’anomia è interpretata […] come una variabile intermedia tra disfunzioni sociali e reazioni di adattamento individuale.
(Filloux, 2005, p. 19)
Considerando il pensiero di Merton, l’anomia si manifesta quando si determinano contraddizioni fra i fini sociali dichiarati e le concrete possibilità di perseguirli, si tratterebbe di una sorta di doppio legame: per essere adeguato devi raggiungere mete di successo, se non ti impegni ti collochi al di fuori dell’ordine, se ti impegni sei destinato a fallire e ad essere collocato fuori dai sistemi sociali o a scegliere la via della devianza sociale. In questa prospettiva il caos anomico è provocato non tanto dal venire meno delle regole quando dal conflitto fra regole, fra sistemi di credenze, di valori, di culture e dalle risposte sovversive che si determinano.
Anomia è un concetto che può riferirsi all’assenza di legge esterna (divina o sociale) o interna (dimensioni psicologiche individuali), può riferirsi all’intera società, o a sue articolazioni, a gruppi o a individui.
Le norme, le regole possono essere vincoli o opportunità: comprimere spazi di azione o delimitare un campo di possibilità. Nella seconda prospettiva, condizioni anomiche non sono necessariamente distruttive in quanto aprono a evoluzioni di autonomia, spontaneità e creatività.
Quando si verificano stati di ipernomia (di controllo soffocante), di eteronomia (quando gli attori sociali sono privati della possibilità di contribuire a determinare le regole sociali) e quando si verificano conflitti fra norme non conciliabili si ripresentano le condizioni negative proprie dell’anomia intesa come caos e disordine.
Se la domanda fosse: “In relazione all’esperienza del ricerca in corso quali gli spunti utili ricavabili dalla voce Anomia?”, forse organizzerei le mie riflessioni considerando ‘quattro sfere di utilità’: in relazione al lavoro di gruppo e in relazione alla ‘organizzazione-corso’, in rapporto alla situazione organizzativa oggetto di indagine e in rapporto al contesto più ampio.
In alcune delle passate edizioni del corso vi furono lamentele riguardo alla ‘assenza’ di regole: troppa libertà, comportamenti opportunistici… non sempre veniva apprezzata la costruzione di accordi e il confronto veniva percepito operare a discapito dell’efficienza. In certi momenti ho pensato che da parte di alcuni venisse confusa la responsabilità individuale e di gruppo, la possibilità di essere autonomi, di co-decidere con l’assenza di regole e di indicazioni (con una condizione di anomia). In altri momenti ho pensato che dovevo fare uno sforzo per chiarire regole implicite e affermarle.
Il pensiero va alla attuale situazione di crisi: possiamo immaginarla come la perdita di capacità di un sistema complesso di regolarsi, come conflitto fra regole, o anche collasso, implosione, frantumazione di riferimenti?
C’è crisi se le regole (e le istituzioni che hanno il compito di definirle e assicurarne il rispetto) non funzionano più, se non costituiscono riferimenti, se non contribuiscono a rendere stabile e prevedibile il mondo.
La crisi può essere descritta come crollo delle regole o come perdita di senso e di utilità delle regole a cui ci si è riferiti, come incapacità delle regole di far fronte ai cambiamenti ed aiutare soggetti, gruppi, sistemi organizzati a vivere vantaggiosamente?
Oggi a lezione è stato fatto notare che leggendo gli spunti dalla voce Anomia, si potrebbero considerare anche le proprie esperienze personali. Certo è una possibilità per collegare dei quadri concettuali ad esperienze concrete (le proprie).
[qui a breve la seconda parte del post]
Barus-Michel J., Enriquez E., Lévy A. (a cura di), Dizionario di psicosociologia, Cortina, Milano, 2005 (2002).
Filloux. J.-C. ,“Anomia”, in Barus-Michel J., Enriquez E., Lévy A. (a cura di), Dizionario di psicosociologia, Cortina, Milano, 2005 (2002), pp. 17-23.
Weick K., Organizzare. La psicologia sociale dei processi organizzativi, Torino, ISEDI, 1993 (1979).
Ciao! davvero interessante! oggi più che mai, dal mio punto di vista, a causa del pessimo lavoro manageriale fatto nelle aziende e soprattutto per come si sta affrontando la crisi, l’anomia è uno dei “mali” maggiormente presenti nelle aziende. prima o poi ci dovremmo vedere io e te per parlare di formazione. Io oggi lavoro in Manpower e sono il loro regional training manager per il nord ovest, mi interesserebbe molto conoscere meglio il tuo ambito di azione. Fammi sapere. Buona giornata!
Ciao Fabio:-)
Vediamoci!
Sarò in biblioteca a Brugherio sabato mattina.
Oppure sentiamoci per fare due chiacchiere:-)