Con il via libera di Silvia Rensi e Flaviano Zandonai (curatori dei Workshop sull’Impresa Sociale) pubblico qui il contributo che ho scritto per il Catalogo #WIS14.
Approfitto per ringraziare nuovamente Silvia, Flaviano e le persone con le quali nel corso del Workshop 2014 mi sono confrontato. Gli stimoli raccolti sono al lavoro, incuranti di ogni sovraccarico e di ogni distrazione.
Per lavorare e innovare abbiamo bisogno di informazioni, di testimonianze, di sperimentazioni, di riflessioni critiche e di proposte. Abbiamo bisogno di conoscenze e di esperienze per immaginare e progettare.
Il progetto di rilancio di Impresa Sociale – rivista con una storia trentennale da due anni in formato digitale – punta a connettere ricerca e pratiche, proponendo contenuti scientificamente rigorosi, aperti a contributi di ricercatori e protagonisti dell’economia sociale non solo italiani. Quest’anno al Workshop 2014 sull’Impresa Sociale la rivista propone una galleria di abstract con editoriali, saggi, casi studio, dossier pubblicati per ripercorrere l’evoluzione dell’impegno di ricerca e di documentazione e richiamare lavori propositivi da condividere. E non c’è contributo scientifico e non solo che non sia preceduto da un abstract.
Scritture brevi che rispondono a domande essenziali, gli abstract appartengono alla famiglia delle sintesi. Per produrre abstract efficaci è necessario avere in mente lo scopo, che a sua volta determina struttura e modalità di redazione. Se in italiano il termine abstract indica la sintesi collocata a premessa di un articolo scientifico, in inglese il significato è più ampio: sommario, riassunto, sintesi, estratto in senso ampio, non esclusivamente riferibile all’ambito della ricerca accademica.
Gli abstract possono venire posti a premessa di testi scientifici, essere concepiti come sintesi che anticipano successivi contenuti articolati, essere richiesti da bandi per accedere a finanziamenti, venire imposti dai vincoli della comunicazione digitale. Testi brevi nei quali possono prevalere di volta in volta dimensioni:
Gli abstract orientano chi legge grazie alla visione generale dei contenuti che seguiranno. E abstract ben scritti non solo aiutano a decidere se i contenuti sono pertinenti con i propri interessi, ma catturano la curiosità spingendo alla lettura dell’intero articolo.
Sia che si voglia rimanere su un piano descrittivo fornendo i contenuti essenziali, sia che si voglia informare, ordinando per punti l’estratto del testo al quale ci si riferisce, uno schema pratico può aiutare a preparare abstract efficaci.
Per quanto riguarda gli abstract descrittivi la domanda-guida è semplice e complessa allo stesso tempo: “Di cosa parla il testo? Quali sono i contenuti più rilevanti presentati?”.
Se invece abbiamo l’esigenza di produrre un abstract informativo, possiamo seguire la struttura che viene adottata dall’International Journal of Quality & Reliability Management:
Le domande alle quali rispondere sono dunque: qual è lo scopo (obiettivi o intenti) dell’articolo che viene presentato, quale disegno della ricerca, metolodogia o l’approccio adottati per realizzarlo, quali i risultati emersi dal lavoro di ricerca e quali implicazioni pratiche derivano da quei risultati. Viene poi chiesta una valutazione sull’originalità dell’articolo e dei suoi contenuti: si tratta di uno spazio riservato al giudizio sul valore del lavoro prodotto. Da ultimo sono richieste alcune parole chiave per facilitare la comprensione dei contenuti affrontati e per segnalare possibili connessioni con altri argomenti.
Naturalmente l’impostazione può essere più articolata e di norma ciascuna rivista indica la traccia alla quale attenersi. Quello che segue, ad esempio, è uno schema più esteso:
Per scrivere un abstract si possono evidenziare le frasi chiave del testo per poi riformularle, oppure – dopo aver letto porzioni di testo – procedere ad identificare il contenuto essenziale trattato, o ancora si possono individuare le parole chiave e servirsene come spunto per formulare una frase esplicativa.
E volendo ricapitolarne le caratteristiche, un abstract deve essere breve e autoesplicativo; evitare vaghezze, iperboli, autocelebrazioni; richiamare la struttura del documento al quale si riferisce; condensare in una frase il contenuto che si intende trasmettere; contenere o riportare le parole chiave pertinenti e indicizzanti. E venire accuratamente rivisto.
Gli abstract non solo sono utili come premesse ad articoli, tesi, e report di ricerca. Sono utili anche per introdurre contributi a convegni, relazioni di lavoro, documenti operativi da sottoporre a discussione, e per partecipare a bandi di finanziamento. Per facilitarne la stesura proponiamo due approcci operativi e alcune indicazioni pratiche.
Un primo approccio parte dai materiali incompiuti a disposizione: note, appunti da sviluppare, spunti da precisare. I passi da seguire possono essere questi:
La costruzione di abstract partendo da intuizioni, appunti, approssimazioni, concetti guida può venire facilitata dall’ uso di post-it per fissare e poi organizzare idee. Se su ogni post-it viene fissato un concetto, e non mettendo limiti al numero di post-it ci si ritrova con un granaio di semilavorati utilissimi al processo ideativo ed elaborativo.
Un secondo approccio parte dall’abbondanza: dalle annotazioni fissate di volta in volta, dai link e dai documenti archiviati, dai materiali esito di ricerche mirate. Ci si ritrova con cartelle colme ma disordinate.
Anche qui, di nuovo, il punto di innesco è identificare un titolo, non importa quanto provvisorio perché nel corso della scrittura ci sarà modo di metterlo a punto e precisarlo.
Trovato il titolo, si entra nella complessità dei materiali, e qui tre le azioni consigliate:
Quattro indicazioni possono agevolare il lavoro suggerito da questo secondo approccio. Uno, prediligere i documenti che hanno un indice (negli altri ci si perde, e forse si è perso anche chi li ha prodotti). Due, non lasciarsi catturare da ricerche compulsive di ulteriori e ultimativi spunti: più si cerca, più si trova, e più tempo sarà richiesto per valgiare i materiali ed estrarre informazioni utili. Tre, contemplare la possibilità di un secondo round di ricerca, finalizzato ad approfondimenti mirati. Quattro, citare le fonti consultate: non solo si corretti almeno quanto si vorrebe che gli altri lo fossero con noi, ma si ottiene una preziosa sitografia alla quale eventualmente tornare.
Da ultimo, esploriamo alcuni punti di contatto tra abstract e scrittura 2.0.
Sono abstract quei brevi o brevissimi testi utilizzati in internet per richiamare articoli, documenti, rapporti di ricerca: e – come sottolineato – abstract accattivanti attirano l’attenzione e orientano chi è alla ricerca di informazioni.
Le catene di abstract formano testi che fanno il punto su questioni complesse. La comunicazione 2.0 ne fa ampio uso e la somma di abstract è accolta con favore da chi vuole capire di più su una specifica questione. Ciò che conta in questo caso non è solo la cura del singolo abstract, ma la cura del testo che scaturisce: qualcosa in più della somma delle parti.
Gli abstract sono un forma di content curation di cui c’è davvero bisogno. Se si scrivono buone sintesi si fa un servizio di primordine a chi legge (e alla pagina, al sito, al blog che pubblica il pezzo). A volte ci sono articoli o contenuti semplicemente troppo lunghi per rispondere alle esigenze di una prima – rapida – fruizione. Chi riassume con cura rende disponibili elementi che facilitano successive riprese (se leggo una buona sintesi è molto probabile che salvi l’abstract tra i materiali da leggere con calma).
Più in generale si potrebbe dire che la competenza nel produrre abstract è fondamentale per costruire pagine web di buona qualità (che non fanno scappare i lettori).
Gli abstract poi possono essere brevissimi: post in Facebook o micropost in Twitter sono super abstract dove la perizia è l’ingrediente essenziale.
Sintetizzare non è solo una questione di metodo. Negli approcci presentati si suggeriscono passi ordinati per padroneggiare un’attività compositiva complessa. Ma la precondizione per sintesi efficaci è la voglia di raccontare. Abbiamo bisogno di estrarre dalle nostre pratiche conoscenze utili; abbiamo bisogno di astrazioni, di selezionare e collegare gli elementi che strutturano e condizionano le nostre scelte; abbiamo bisogno di astrarci dalle nostre esperienze e guardare le cose da punti di vista non già previsti; abbiamo bisogno di sintesi che classifichino e organizzino le informazioni di cui potremmo avere bisogno. In modi diversi, abbiamo bisogno di abstract.
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