«Se guardi l’indice, proseguendo, hai molte più probabilità di cogliere la luna.»
Ho provato a fare una microricerca sulle funzioni dell’indice nei testi professionali. Nelle organizzazioni si scrivono testi molto diversi (si potrebbe parlare di overwrintig): relazioni, verbali, progetti, report di ricerche, documenti strategici, pianificazioni, disposizioni, documenti organizzativi, linee guida, rendiconti, ecc. Guardando alla varietà di produzioni scrittorie ho notato che spesso l’indice viene omesso. Non sempre, ma abbastanza frequentemente. Inserire l’indice con la funzione ‘sommario’ di un normale programma di videoscrittura è semplicissimo, ma non si fa. Ho provato – senza nessuna pretesa – a porre la domanda «A cosa può servire l’indice nei documenti di lavoro?». Trovate di seguito la rielaborazione delle risposte.
«Guardare l’indice è come guardare un quadro, un affresco. Con un colpo d’occhio afferri l’insieme, la struttura della composizione, i limiti, e le parti in relazione fra loro. Per studiare un libro devi studiare l’indice, devi riguardarlo più volte.»
L’indice fornisce una visione generale dei contenuti di un testo. Si tratta di un elenco che riprende i titoli delle parti, delle sottoparti e delle sottosottoparti che compongono un testo. Scorrendolo ci si rende conto facilmente (sebbene in modo superficiale) degli argomenti trattati. L’indice non solo fornisce una visione d’insieme ma identifica l’articolazione dei contenuti e consente di ricercare le corrispondenze, i rimandi, gli intrecci. L’indice presenta la struttura del testo, è una sorta di itinerario per non perdersi.
«L’indice è il modo più economico per fare un abstract. In fondo se titoli bene capitoli, paragrafi e sottoparagrafi e poi dai il comando sommario, l’abstract te lo fa direttamente Word.»
L’indice è una sintesi ordinata, per punti. I testi professionali oscillano tra la densità e la prolissità, per coglierne i contenuti spesso è necessario leggerli con attenzione, la prosa non è sempre curatissima e ciò complica il processo di distillazione delle informazioni e del senso che intendono trasmettere. L’indice aiuta ad afferrare lo spirito del testo, ad anticipare l’intenzionalità, ad orientarsi prima e durante la lettura, a comparare le ipotesi interpretative dopo.
«Prendi Twitter… La sua forza sta nella brevità (140 caratteri). In fondo si tratta di un indice di titoli che scorre.»
È banale a descriversi, ma l’indice è un metatesto formato dai titoli di capitoli, dei paragrafi, dei sottoparagrafi che formano il testo. L’indice è l’elenco dei titoli delle porzioni di testo che formano il documento, ordinati in successione. I titoli si possono condensare in una parola, esprimere in forma descrittiva, usando il registro informativo o in forma evocativa. Ciò che conta è che riguardandoli tutti insieme (grazie all’indice appunto) restituiscano la struttura e l’insieme del testo di cui fanno parte. L’indice – in fondo – altro non è che l’insieme delle etichette (titoli e sottotitoli) che identificano le unità e le sotto unità di testo: basta scorrerlo (o immaginarselo) come una cascata di tweet.
«Lasciami essere selettivo, a modo mio! Dammi la possibilità di tornare sui miei passi, a piacer mio! Prova a farci caso, anche le voci di Wikipedia, dopo una rapidissima introduzione, hanno un indice ipertestuale.»
Un indice sufficientemente articolato consente di scegliere da cosa partire nella lettura, di decidere cosa saltare, in modo minimamente consapevole. L’indice consente di scorrere il testo, di saltare dei passaggi, andare al punto che interessa. L’indice abilita alla lettura selettiva, per balzi, scarti e capriole, per questo fa risparmiare tempo.
«L’indice è come una mappa, ci ritraccio il viaggio, soste, digressioni. Se guardo l’indice, più o meno ritrovo i pensieri, o almeno mi aiuto nella ricerca.»
Spesso si fanno passare gli indici dei libri per trovare qualcosa che si è letto. Se tutti i documenti organizzativi disponessero di indici (che in word e in pdf sono automaticamente ipertestuali), sarebbe facilissimo navigare il documento, spostandosi nel testo agevolmente e ritrovare i passaggi che si sono letti o che si vorrebbe leggere.
«Se penso all’indice penso a un albero: al tronco, ai rami, ai rami più piccoli. E penso che la struttura visibile è speculare alla struttura delle radici, che c’è ma non si vede.»
Capita che, in formazione o in consulenza, a proposito della scrittura professionale si ragioni di quanti livelli di indice sia opportuno introdurre. La risposta è relativamente facile: più un testo è lungo e più conviene dividere in parti, sezioni, capitoli, paragrafi e sottoparagrafi. Se un testo è di una ventina di pagine non conviene eccedere con le articolazioni, il testo finirebbe per venire frantumato in unità troppo piccole. Da qualche parte ho letto che una pagina dovrebbe essere spezzata in due o tre parti, troppa ‘alberatura’ finisce col creare disordine, troppo poca potrebbe essere inutile.
«Fare un indice è come fare un piano di lavoro, con in più l’idea che questo piano cambierà più volte. C’è un piano, ma è duttile. C’è un piano, ma dovrà essere rivisto.»
In questi appunti organizzati in forma di post, sto dando la precedenza all’indice come forma compiuta di metatesto che (a mio modo di vedere) nella scrittura professionale dovrebbe stare in prima o in terza pagina, e non in fondo come invece scelgono di fare alcune case editrici. Naturalmente ho omesso di dire che l’indice è tra le prime cose che si scrivono, tra le parti di un testo più volte riviste (o aggiornate, usando l’apposita funzione di word), e tra le parti che vengono ‘chiuse’ per ultime, anzi, a volte l’ultimo sguardo, prima di mandare una relazione o un rapporto proprio riservata all’indice. Un colpo d’occhio, tra il contemplare e l’accomiatarsi.
L’indice è come la road map, il piano di lavoro: a volte è costruito in forma tabellare per far corrispondere alle parti di testo le attività redazionali via via da curare. In chiusura del post allego la fotografia di un bellissimo indice, tratto dal libro di testo di mio figlio grande. Quando guardo quel tipo di indice mi sembra di vedere (o sentire) tutto il lavoro di costruzione del testo, bozza dopo bozza, revisione dopo revisione. E penso a come l’indice ha accompagnato e coordinato il farsi del testo.
«Ah, non sto parlano di romanzi, ma di grigissima letteratura di lavoro: ogni volta che trovo l’indice mando un grazie mentale a chi ha scritto il documento.»
Premettere l’indice ai testi che scriviamo è segno di rispetto per chi ci dovrà leggere, e sarà un aggancio per chi esiterà. Quando mi capita di suggerire (spero in modo non troppo insistente) di premettere l’indice a relazioni, circolari, ricerche, documenti in genere che le organizzazioni copiosamente produco, ho in mente la facilità con cui alleghiamo documenti alle email che spediamo e ai post che pubblichiamo. Superato lo scogli del testo di accompagnamento, si aprono gli sconfinati documenti (a volte tre pagine senza soluzione di continuità, a volte cinque, intervallate da un titolo, a volte una ventina più gli allegati
«Lasciate perdere le slides. Per avvicinare il decreto legislativo 81/2008 (testo unico sulla tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro) non c’è che scorrere l’indice. Leggetelo, rileggetelo, gustatelo, nella sua perfetta architettura rinascimentale.»
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