E’ saggio dire a qualcuno come scrivere?
Meglio – al più – fare ragionamenti in generale?
Conviene dare indicazioni come se si parlasse tra sé o a un amico immaginario?
O forse è meglio non dare suggerimenti, neppure se pregati?
E sembrerebbe ancora più sbagliato dare indicazioni con leggera ironia, volendo essere amabili. Si tratta di un errore elevato a se stesso. Insegnare e ironizzare: la moltiplicazione dei due fattori è dirompente.
Io l’ho fatto e ne pago le conseguenze.
Questa volta quindi non suggerisco nulla (viceversa sarei in contraddizione), evito di fare lo spiritoso (sarebbe ottuso), ma rispondo alla domanda che mi è stata fatta: “Perché, scrivendo per lavoro, si dovrebbero (se possibile, il più possibile) ridurre gli avverbi?”
Queste le ragioni che valgono per me:
Questo è quanto dovevo.
Per chiarezza.
Bellissima ode!
Contrapporrei a questo post un’ode agli avverbi…
http://unoduetreviablog.blogspot.it/2010/10/ode-allavverbio-di-modo-in-mente.html
… ma anch’essa conferma: nobile e supponente, l’avverbio, soprattutto se in compagnia di molti
altri suoi altolocati consimili, poco si adatta alla dura e plebea scrittura professionale ;-)