Unizombie 1/7 – Comportamenti digitali e formazione

Tamburi sciamanici, immagine tratta da: Giorgio Raimondo Cardona, Storia universale della scrittura, Mondadori, 1986, p. 44.
Questo di sette post è il primo…
Questa è un’introduzione a sei successivi post che affrontano il tema della formazione degli adulti. I sette post presi insieme presentano un’esperienza recente realizzata in ambito universitario e provano a discuterla. La costruzione di conoscenze, la loro socializzazione e implementazione, la rigenerazione o la dismissione sono temi essenziali per l’università e per le organizzazioni in generale (e quindi anche per quelle che operano nel sociale, che, come altre, sembrano attraversate da una crisi profonda).
Nello sviluppo e nella trasformazione delle conoscenze giocano un ruolo non secondario le tecnologie digitali:
- in fase di ideazione,
- di produzione,
- nel favorire scambi e apprendimenti in progress,
- nell’intervenire nei processi di formazione reciproca.
La tecnologia è un tema cruciale: cruciale per le prospettive di inserimento al lavoro, per l’innovazione, per la durabilità delle organizzazioni, per l’accesso alle opportunità, per promuovere e sostenere i cambiamenti (che sembrano essere a tratti travolgenti e a tratti incomprensibili, e non per tutti desiderabili).
Un paio di cose a proposito del titolo ‘Unizombie’
Il titolo Unizombie è una provocazione e una sigla.
- Unizombie: una provocazione…
Il 20 giugno 2012 a Pane, web e salame 3, nel tardo pomeriggio Giorgio Soffiato di Digital Accademia apre la sua presentazione chiedendo se in sala ci sono persone che vengono dal mondo universitario: «In università si aggirano gli zombie» dice, «Se c’è qualcuno che lavora in università si faccia avanti!». Naturalmente mi guardo bene dal palesarmi, un po’ perché non lavoro in università, ma semplicemente collaboro come docente a contratto, un po’ perché temo le conseguenze di un eventuale coinvolgimento. Sono abbastanza sicuro che in sala ci sono persone che lavorano o collaborano con università ma, come me, nessuno ha il coraggio di raccogliere la sfida [è chiaro che si tratta di una provocazione retorica… o no?]. Giorgio Soffiato allora calca la mano e ribadisce: «Per quando riguarda l’innovazione tecnologica applicata alla formazione, in università ci sono gli zombie…».
La battuta fa sorridere tutti e mi fa pensare. Sono uno zombie anche io? E nel mondo del sociale, delle imprese sociali, dei servizi sociali, anche lì, digitalmente parlando, vagano zombie?
La presentazione prosegue, a tema le possibilità formative che si possono realizzare con le tecnologie e il web 2.0. E continuo a pensare… A che punto siamo con la formazione a distanza, la formazione interattiva, la formazione collaborativa… Come si fa formazione oggi nelle cooperative sociali e nelle associazioni? Come entrano in gioco le tecnologie? Ce ne accorgiamo o ci plasmano a nostra insaputa? Che opportunità ci offrono? Che esigenze abbiamo? Che sforzi di conoscenza stiamo facendo? Di che soluzioni disponiamo? Mi appunto le domande, mi sembrano sensate, a tema con le preoccupazioni e con i progetti che seguo.
- Unizombie: una sigla…
Per la verità l’idea di una microricerca (da condividere mediante il web 2.0) era nata prima di Pane, web e salame 3. Si era fatta strada durante lo svolgimento del corso di Psicosociologia dei gruppi e delle organizzazioni, corso che ho tenuto dal 2007 presso la Facoltà di Psicologia dell’Università Bicocca di Milano. Nel corso abbiamo attivato nove gruppi di lavoro, con il compito di sviluppare altrettante ricerca conoscitive di organizzazioni. Del corso si dirà nel prossimo post (il secondo) e dell’impostazione del corso – almeno per come era stata pensata – nel successivo (il terzo). Quello a cui voglio accennare qui è che le tecnologie digitali (in parte inaspettatamente e in modi non esattamente rispondenti a ciò che avevamo programmato) hanno contribuito allo sviluppo di un’organizzazione temporanea di apprendimento, partecipata da un’ottantina di persone, in grado di svolgere dei compiti di apprendimento, di sviluppare attraverso gruppi di lavoro nove ricerche conoscitive. E per raccontare questa esperienza, un solo post non ci sembrava potesse bastare. E allora abbiamo pensato a una serie di post che fossero riconoscibili e numerabili. Di qui ‘Unizombie’: una sigla appunto, il titolo breve di una serie in sette puntate.
A più mani
Progettati a più mani, i sette post sono stati pensati come i parti di un unico testo. Ci hanno lavorato, dalla fine di maggio 2012, Emanuele Amato, Stefano Ferrinda, Nicola Locatelli, Graziano Maino, Serena Pettinari, Alessandra Sacino. La stesura dei singoli post è stata curata individualmente, mentre progettazione e revisione sono frutto di un lavoro collegiale.
- Se i primi due post hanno l’obiettivo di contestualizzare il racconto e le riflessioni.
- I successivi quattro presentano il ruolo delle tecnologie per come era stato unilateralmente pensato da chi aveva la responsabilità della conduzione del corso, il docente appunto (post 3) e come nuove e non previste tecnologie digitali sono intervenute per consentire il lavoro di gruppo (post 4), facilitare il lavoro di ricerca (post 5) e consentire presentazioni efficaci nel catturare l’attenzione, nel favorire la comprensione e nell’attivare la discussione (post 6).
- L’ultimo post (post 7) ha il compito di provare a sviluppare una lettura d’insieme e qualche considerazione retrospettiva.
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La maledizione della conoscenza.
L’esperienza è una spada a doppio taglio: elimina i dettagli non necessari e consente di concentrarsi su quelli che sono palesemente gli elementi più importanti di un problema. Ma può anche portarci fuori strada quando un nuovo problema è abbastanza al di fuori della nostra esperienza.
Jonathan G. Koomey, La mentalità del principiante. Come risolvere i problemi attraverso i numeri che contano, Orme, 2012 (2008), p. 26-27.
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