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Pensieri, esplorazioni, ipotesi. Un confine incerto tra personale e professionale.

Unizombie 2/7 – Tecnologie digitali a Psicosociologia dei gruppi e delle organizzazioni 2012

Università Bicocca U3/7

Dove sono accaduti i fatti di cui si racconta nel ciclo di post Unizombie 1-7?
Dove è accaduto che le tecnologie proposte per l’apprendimento si sono meticciate con soluzioni introdotte da chi prendeva parte al percorso formativo?
Questo è il secondo post della serie Unizombie.
Il primo post introduceva il percorso di riflessione che sta alla base di questa catena, motivando perché ragionare di tecnologie e apprendimento c’entra (e molto) con le possibilità di innovazione per chi lavora per e nelle organizzazioni sociali.
Questo secondo post prova raccontare dove si è svolta la vicenda di cui diamo conto.

Dove e quando (la scena della vicenda)

Facoltà di Psicologia.
Università degli Studi di Milano-Bicocca.
Corso di Laurea Magistrale in Psicologia dei Processi Sociali, Decisionali e dei Comportamenti Economici.
Insegnamento di Psicosociologia dei Gruppi e delle Organizzazioni.
Marzo-giugno 2012.

Qualcosa di insolito?

Il corso si presenta con una veste insolita. Nonostante il setting classico universitario, dalla prima lezione è stato evidente un approccio particolare. L’accordo formativo prevedeva di:

  • ascoltare e provare;
  • considerare contesti, organizzazioni, gruppi, individui nelle loro interazioni;
  • mescolare conoscenze e azione;
  • avvicinare le organizzazioni,

Fin qui nulla di strano ma il corso, a differenza di altre esperienze universitarie, mette l’accento su: provare, interagire, avvicinare le organizzazioni.

Nelle prime due ore di lezione: ci siamo presentati brevemente (una sorta di presentazione generale, compatibilmente con le ottanta persone in aula), e siamo usciti dall’aula con un forte senso di spaesamento: “… e adesso cosa caspita dovremmo fare?

Adesso viene il bello!

Non vogliamo stare su una cyclette, dove si pedala e si pedala, si fa fatica, ma non ci si sposta di un centimetro“.

A partire dalle lezioni successive il lavoro ha iniziato a prendere forma, lo spaesamento e una certa ruggine (dovuta ad approcci nei quali prevale l’assunzione di nozioni) sono andati via via scomparendo e ognuno ha messo in moto le rotelle del proprio organo pensante per produrre e proporre idee.

Il primo passo è stato quello di istituire il corso in forma di organizzazione temporanea, formata da nove gruppi di ricerca, con l’obiettivo di formare team che intraprendessero attività di ricerca conoscitiva su organizzazioni reali.

Gruppi di ricerca: come si sono formati?

Per formare dei gruppi alcuni collegh* si sono proposti come portatori di caso, illustrando situazioni organizzative studiabili, da loro abbastanza conosciute da consentire di chiedere l’accesso al campo ma non troppo ‘vicine’ da creare dei conflitti di interesse. Una organizzazione sportiva, quattro organizzazioni di volontariato, una organizzazione culturale, un istituto scolastico, due imprese. Ogni partecipante al corso ha poi scelto su quale situazione organizzativa lavorare: la scelta ha così determinato la costituzione dei gruppi di ricerca.

In questa fase si è vissuto un momento importante: quando nascono nuove relazioni si è sempre un po’ titubanti, ci si preoccupa della propria immagine, si cerca di costruire a se stessi rappresentazioni degli altri adeguate alle aspettative sociali dei propri interlocutori. In questa fase qualche gruppo di amici ha provato a cercare un caso organizzativo sul quale lavorare, mentre altri student* si sono trovati a scegliere, dividendosi in team diversi, e favorendo così la nascita di nuove relazioni tra persone che in precedenza si conoscevano solo di vista.

I ruoli

Come ogni organizzazione che si rispetti, anche le nostre, si sono dotate di alcune figure con ruoli definiti:

  • il docente con funzioni di coordinamento generale;
  • una figura di supporto al coordinamento dell’organizzazione-corso, una sorta di co-coordinamento operativo con il compito di supportare il docente nel tenere i contatti con i coordinator* dei singoli gruppi;
  • un/a portatore di caso per ogni gruppo, con il compito di favorire i contatti tra il gruppo e l’organizzazione oggetto di ricerca;
  • un/a coordinatore per ogni gruppo, con il compito di mantenere aperto un canale di comunicazione tra il gruppo di ricerca e l’organizzazione-corso;
  • due osservatori per ogni gruppo, con il compito di osservare le dinamiche di gruppo e la loro influenza sullo svolgimento dei lavori.

Questi ruoli sono stati definiti a priori per avviare l’organizzazione del corso. Ogni gruppo ha poi deciso come definire nel dettaglio i compiti di queste figure (compresa quella del docente, stabilendo cioè come coinvolgerlo con funzioni di consulente di processo).
Ampia libertà, pochi interventi direttivi e grande spiazzamento hanno spinto a mobilitare competenze ed energie.
E lo spaesamento, la paura e il blocco davanti all’assenza di direttive si sono trasformati presto in tempeste di cervelli al lavoro che hanno riempito lo spazio lasciato dalla libertà di movimento data agli studenti.

Tiriamo le somme

Un corso universitario con gli studenti divisi in gruppi.
Un docente e una co-coordinatrice che tengono le fila dell’organizzazione-corso, dei coordinatori di gruppo che controllano i canali di comunicazione.
Una ricerca conoscitiva realizzata da ciascun gruppo con l’obiettivo di conoscere un caso organizzativo (senza intervenire).

Due obiettivi macro:

  • fare esperienza di ricerca in un ambiente protetto (ma non artificiale, ricordiamoci che non siamo su una cyclette),
  • fare esperienza di lavoro in gruppo (in tutti gli annunci di lavoro si richiede la capacità di lavorare in team).

E le nozioni? (in fondo è un corso universitario).

All’inizio di ogni incontro (lezione) veniva aperta una parentesi relativa all’approccio psicosociologico, e in molti casi i quadri teorici sono stati utili per le ricerche in corso, un’introduzione che dava senso a quello che andavamo facendo o ci dava una spinta per procedere (anche se il grosso del lavoro è stato quello di esercitare il giudizio personale e l’iniziativa).

E cosa c’entrano le tecnologie?

Fortunatamente il gruppo di student* era molto variegato, con provenienza geografica ampia. Queste caratteristiche, insieme alla necessità di essere sempre sul pezzo, di fare esperienza di lavoro e di collaborare con il gruppo di collegh* hanno reso inevitabilmente necessario appoggiarsi alle tecnologie, che sono state inizialmente uno strumento di cornice ma poi si sono rivelate un vero collante del percorso che abbiamo realizzato. Tecnologie ormai classiche come la mail o gli sms, oppure tecnologie ‘d’avanguardia’ come i social network (Facebook per tutti) o gli spazi virtuali per condividere dati e sviluppare elaborazioni collettive (Dropbox e Google-docs).

In conclusione…

Ora cè un lavoro interessante che può essere fatto: da un lato ragionare (a posteriori) sull’uso delle tecnologie nel e per il lavoro in gruppo: come è andato evolvendo il loro uso, quale aiuto hanno dato e quali fastidi hanno provocato; dall’altro lato considerare come la riflessione sull’uso influenzi la padronanza e renda più consapevoli degli effetti che si possono ottenere. Si tratta di spunti da sviluppare per le nostre future esperienze.

Unizombie 1-7 procederà con il post 3 presentando le convinzioni dalle quali il docente è partito per proporre le modalità di formazione che abbiamo brevemente presentato. Proseguirà poi entrando nel vivo delle attività di lavoro di gruppo, di ricerca sul campo e di presentazione dei risultati, con post dedicati a quello che è successo complici le tecnologie (e i loro utenti) sul piano relazionale e sul piano produttivo.

Tutto questo con lo scopo di condividere esperienze e ragionare sul potere (e sulle fatiche) dell’uso delle tecnologie nei luoghi di lavoro (e di studio).

Nicola Locatelli

About nlocatelli

Laureato Magistrale in Psicologia dei Processi Sociali, Decisionali e dei Comportamenti Economici presso la Facoltà di Psicologia dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca, vivo a Bergamo, mi interesso di consulenza, intervento e sviluppo organizzativo, amo la montagna e il mio cane. Sto svolgendo un il tirocinio professionalizzante per iscrivermi all'esame di stato.

3 comments on “Unizombie 2/7 – Tecnologie digitali a Psicosociologia dei gruppi e delle organizzazioni 2012

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