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Pensieri, esplorazioni, ipotesi. Un confine incerto tra personale e professionale.

Se diciamo avvicendamenti, cosa ci viene in mente? (bootleg)

Questo post è una sintesi bootleg del lavoro di gruppo svolto in avvio del laboratorio-ricerca su cambiamenti e avvicendamenti organizzativi.

La domanda era decisamente ampia: “Se diciamo ‘avvicendamenti’ cosa ci viene in mente?”. Le persone alle quali abbiamo rivolto la domanda erano inviate a rispondere usando frasi, immagini, disegni, che riportate su fogli sono stati esposte e commentate.

Diversi gli obiettivi di questo lavoro di confronto in esordio:

  • dare spazio alle rappresentazioni individuali sul tema per poterle considerare nel lavoro formativo;
  • raccogliere spunti per indirizzare il lavoro di ricerca;
  • favorire la conoscenza reciproca fra i/le partecipanti, non solo rispetto alle esperienze e alle collocazioni professionali, ma anche in relazione alle precomprensioni e alle riflessioni sul tema degli avvicendamenti.

Gli avvicendamenti nelle organizzazioni possono essere indagati non solo nelle molteplici dinamiche attraverso le quali si sviluppano, ma come aspetti rilevanti che promuovono, accompagnano e visibilizzano i cambiamenti organizzativi.

Pubblico i contributi partendo dagli appunti presi via via: non si tratta quindi di trascrizioni integrali, ma di riformulazioni a partire dalle mie annotazioni [commenti e puntualizzazioni welcome].

Se diciamo avvicendamenti cosa ci viene in mente?

Ecco i contributi raccolti per come li ho appuntati e filtrati nell’ascolto…

Il ciclo delle cose

Avvicendamenti mi fa pensare al ciclo delle stagioni, al succedersi dell’estate alla primavera, e poi l’autunno e l’inverno, e di nuovo primavera. Gli avvicendamenti sono qualcosa di naturale, sono il movimento della natura, un cambiamento che si svolge secondo un ritmo interno. Un cambiamento desiderabile.

Il richiamo alla ciclicità delle stagioni mi ha fatto venire al film di di Kim Ki-duk Primavera, estate, autunno, inverno… E ancora primavera, nel quale è presente un complesso processo accompagnamento educativo e di avvicendamento.

Novità e fatiche

Se dico ‘avvicendamenti’ penso ad alcuni sinonimi: alternanza, sostituzione… e penso anche alla costruzione di nuove relazioni: ci saranno novità positive ma non prefigurabili e ci saranno fatiche, inevitabili.

Cesura

Se penso agli avvicendamenti immagino che tra una partenza e un arrivo ci sia un vuoto, una cesura. Qualcosa di nuovo interverrà in sostituzione di qualcosa di preesistente, qualcosa dovrà essere lasciato e qualcosa di nuovo dovrà essere preso. L’accezione di lasciare e prendere è duplice, positiva e negativa.

Se penso a ‘lasciare’ e a ‘prendere’ in effetti lasciare può significare lasciare andare, abbandonare, ma anche lasciare stare, lasciare le cose come stanno, accettare che qualcosa rimanga o permanga. Quanto al prendere, prendere può voler dire ricevere intenzionalmente o prendere (cioè accettare) quello che arriva, in ogni caso il cambiamento e gli avvicendamenti come forme definite di cambiamento comportano un movimento che è dato dal lasciare e dal prendere, vissuti come opportunità intenzionale o subiti come inevitabile accadimento.

Confusione

Se penso agli avvicendamenti… a livello micro mi viene in mente la sostituzione delle persone: chi arriva porta con sé nuove cose, chi va porta via dei pezzi. Con l’insediamento di nuovi responsabili si aprono nuovi scenari (positivi o negativi). Ci saranno cambiamenti di personale e forse cambiamenti personali. Se penso agli avvicendamenti sorgono aspettative e immagino opportunità. Ma so che ci sarà un momento di sospensione, si andrà in stand-by, si starà a vedere cosa accade. E probabilmente ci sarà anche confusione.

Obiettivi

Se penso agli avvicendamenti, penso a una strada trafficata. Macchine che si immettono, pedoni che attraversano, macchine che svoltano. Il traffico è anche una somma di obiettivi.

Cura

Gli avvicendamenti possono essere repentini, complessi, accompagnati. Credo sia importante prendersi cura dei processi, curare l’accoglienza e i collegamenti tra passato e futuro. Ma chi si prende cura di costruire il ponte?

Staffetta

Gli avvicendamenti ricordano una staffetta 4×100. C’è una pista [l’organizzazione e il suo tracciato], i ruoli e la velocità. Al traguardo, sul podio, arrivano i quattro atleti, tutti e quattro. Gli avvicendamenti riguardano sì le persone, ma a volte anche le organizzazioni, nella storia delle quali una configurazione può succedere a un’altra con esiti non sempre rispondenti al progetto di trasformazione. E un’altra immagine usata per illustrare l’idea di avvicendamento è stata quella dell’equipaggio impegnato a governare l’organizzazione in una transizione da un assetto a un altro: la rotta non è necessariamente lineare e si traccia spinti dal vento. Non è facile tenere il timone nelle burrasche.

Ho sempre considerato l’immagine della staffetta una rappresentazione negativa degli avvicendamenti: troppo precisa, sincrona, veloce, riuscita. Nella metafora proposta invece gli aspetti sottolineati sono stati quelli dell’attenzione ad affiancarsi in un crescendo di velocità che consenta il passaggio del testimone, e la notazione che l’avvicendamento è l’intero processo e non l’istante dello scambio.

Integrazioni

Gli avvicendamenti sono cambiamenti che comportano perdite ma possono anche produrre integrazioni inattese.

Rinnovamento

Gli avvicendamenti negli enti pubblici possono essere svolgersi nel segno dello spoil system: risultati di nepotismi o riconoscimento di meriti e competenze. Quelle che accade di notare è la debolezza delle strategie che i vertici riescono ad esprimere, o, ancora peggio, l’incapacità di spiegare le strategie, il timore che il senso del cambiamento e degli avvicendamenti che attivano e ne conseguono non possa venire compreso dalla compagine organizzativa. In entrambe le situazioni l’esito finisce per essere l’ingovernabilità dei processi. Eppure i cambiamenti e gli avvicendamenti potrebbero essere momenti di rinnovamento importante.

Disorientamento

Descrivendo gli avvicendamenti che quotidianamente avvengono in un asilo nido si può notare come la mamma lascia il/la bambino/a all’educatrice; questa a sua volta – nel corso della giornata – si trova a fare passaggi di consegne (e quindi ad affidare il bambino) a un’altra educatrice, che verso sera riaffida il/la bambino/a alla mamma (o alla nonna). Diverse figure educative si avvicendano: se non curano il passaggio di informazioni fra loro, un certo modo di entrare in contatto con il/la bambino/a o di accomiatarsi da lui o da lei, l’effetto che si ottiene è un grande disorientamento.

Politici

Assistere al cambio di amministrazioni, a seguito delle elezioni, è istruttivo (e fa riflettere). Le figure politiche che entrano in carica, i nuovi amministratori, spesso sanno pochissimo e devono venire orientati.

Ci sono figure, collocate in posizioni intermedie o operative, che possono giocare ruoli di facilitazione nei processi travagliati che contraddistinguono gli avvicendamenti, non solo quelli negli enti locali per effetto dei rinnovi elettorali. A volte il potere di chi assicura continuità con il suo lavoro è poco considerato, se non svalutato. A volte il potere di orientare non è usato in modo dialettico ma per condizionare (in parte per ragioni difensive, i parte per ragioni controdipendenti).

Novità

Gli avvicendamenti fanno parte della vita: delle persone e delle organizzazioni. Sono trasformazioni necessarie e inevitabili. E non sempre nuove figure che si collocano nelle posizioni di vertice, e le nuove gerarchie che si determinano per i cambi di potere ostacolano le idee nuove.

Succede a tutti

Gli avvicendamenti generazionali fanno parte del ciclo delle cose. Succedono a tutti prima o poi, ma dal punto di vista soggettivo sono esperienze uniche. Gli avvicendamenti sono momenti di esclusione: ci sono momenti di transizione come l’alba e il tramonto, ma poi il giorno lascia il posto alla notte che lascia il posto al giorno.

Occasioni

Gli avvicendamenti sono mutazioni che possono avvenire per salti o in continuità, essere subiti o causati. E possono essere occasioni per sistematizzare gli obiettivi del servizio o gli obiettivi personali. Gli avvicendamenti possono avvenire per avanzamenti di carriera e determinare spazi e occasioni per altri colleghi/e.

Legami

Se penso agli avvicendamenti avverto paura per un futuro minaccioso e sento che possono impedire la creazione di legami.

Pluralità

Gli avvicendamenti avvengono sempre in contesti popolati da una pluralità di soggetti.

Gli avvicendamenti possono spaventare, bloccare la disponibilità a sperimentare novità. Ma gli avvicendamenti non riguardano solo l’individuo e le sue rappresentazioni. L’interazione fra i soggetti e le dinamiche dei gruppi contribuiscono a connotare le esperienze di avvicendamento, le condizionano, le influenzano.

Evoluzioni

Gli avvicendamenti possono essere temporanei o irreversibili, possono introdurre intercambiabilità che promuovono crescita: per le persone e per le organizzazioni. Le sostituzioni possono essere vissute rigidamente o come regressioni, possono essere fisiologiche, portare novità, consentire evoluzioni.

Stagioni

Gli avvicendamenti sono come il passaggio delle stagioni.

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