Venerdì sono andato a Bologna. Non sono partito presto. Alle otto ho preso il metrò da Cologno Nord, direzione Stazione Centrale. Il sole illuminava le carrozze-siluro, e nelle piattaforme, fra un vagone e l’altro, campeggiava la pubblicità dell’Esselunga. Stesse promesse, stessi ragionamenti. Ho ripensato ai commenti e ai risultati del sondaggio volante accluso al precedente post. Il tempo lasciar correre i pensieri e ho perso il sole irrompente: ho scattato la foto qui a fianco che già entravamo nella stazione di Cascina Gobba.
Il primo post dedicato alla “spesa che pesa di più” si chiudeva con un rapido sondaggio. Già, il sondaggio… Questi i dati:
Ciò significa che per quasi il 12% di coloro che hanno risposo, il buono di 8 euro lo si deve calcolare sui soli 40 euro di spesa da farsi nel mese di gennaio 2013, per poter fruire dello sconto. Qualcuno potrebbe chiedersi se vale la pena fare una pubblicità per convincere una frazione decisamente contenuta che lo sconto differito sarà del 20%.
Per quasi il 30% di chi si è espresso, lo sconto va calcolato sui primi 50 euro di spesa. Un 16% di sconto, non male, ma non eclatante.
Per il 60% di chi ha risposto al sondaggio volante, lo sconto non arriva al 9%. Il ragionamento è che prima spendo 50 euro e ottengo il buono di 8 euro, che per essere incassato esige però che vengano spesi ancora almeno 40. E quindi 50+40=90. E 8 euro su 90 euro sono l’8,9%.
E queste sono condizioni teoriche, ideali, minimali. Nella realtà i comportamenti di acquisto faticano a stare nella precisione immaginata dalla pubblicità di Esselunga.
Ripenso ai commenti al primo post…
Forse è il sonno e la poca lucidità ma a me sembra tutto piuttosto ambiguo, mi butto: non c’è una percentuale di sconto, c’è un 16% che è la percentuale del valore del buono rispetto all’acquisto uguale o maggiore di 50 euro, ma non si tratta di una percentuale di sconto perché nulla viene sottratto ai 50 euro. La spese di 50 euro ti dà diritto al buono e nulla più. Poi questo voucher, che vale il 16% sulla spesa fatta (8 euro su 50 per semplicità) diventa sconto sugli almeno 40 euro che spenderai nel mese di gennaio 2013. Ma che percentuale di sconto corrisponde non lo possiamo dire perché dipende dall’acquisto successivo. Due i vincoli: superare i 40 euro e non superare gennaio. Per cui, se il voucher era da 8 su un primo acquisto di 50 e il secondo acquisto è di 40, con lo sconto di 8 arrivo al 20% di sconto. Ma se con il secondo acquisto spendo 80 euro la percentuale di sconto scende drasticamente.
Ho riletto il manifesto più volte chiedendomi che cosa non andasse. E il colloquio fra i due piccioncini e il frate me lo ha confermato. È aperto a interpretazioni fallaci. Il concetto è: “Se spendi più di 40 euro oggi, alla prossima spesa puoi risparmiare 8 euro ogni 50″. Il manifesto, invece, induce a pensare che ci sia uno sconto anche se si spendono cifre fra 40 e 50 euro mentre 40 euro è solo la spesa minima per avere diritto al successivo sconto. Da un’azienda che ha fatto scuola nella comunicazione pubblicitaria non me lo aspettavo.
Che bel rompicapo! Secondo me lo sconto è di poco più dell’8%, visto che per avere 8 euro di sconto ne devi spendere 90… Ma io ho fatto lettere! Comunque quest’ambiguità era già stata usata da Carrefour qualche anno fa.
Avrei detto il 16 % ma se penso che, con una fila kilometrica alla cassa, in tutta fretta ho dovuto prendere 6 pacchetti di mentine per raggiungere i mitici 50 € perché la cassiera incalzava sempre più, mi sa che il mio buono vale molto molto meno!
Anche i commenti danno la misura di come il messaggio pubblicitario non sia cristallino (diverse e varie le interpretazioni). E di come poi al supermercato le cose vanno un po’ diversamente.
50 euro, 40 euro, 8 euro: tabelline. I calcoli son facili da fare, e nel regno dei numeri interi, non ci sono virgole, decimali, resti… Ma nella realtà quanti comprano esattamente per 50 euro?
Dopo Cimiano la metropolitana si inabissa, è un attimo, e siamo già alla fermata di piazzale Udine. Guardo il cellulare, sono in anticipo… Si aprono le porte e sale il frate (il frate dell’altro giorno). Alza gli occhi e mi guarda. Poi d’improvviso la domanda:
«Figliolo ha considerato qual è lo sconto praticato dall’Esselunga?».
Apro la bocca, annaspano i pensieri e non escono le parole. Prosegue il frate:
«Vivo con altri tre confratelli. Sono piuttosto anziani e tocca a me fare la spesa. In media spendo 65 euro la settimana. Cerco di comprare i prodotti più economici. Qualche volta se ci sono gli sconti faccio un po’ di scorta. Ma poi ciascuno di noi ha le sue preferenze… Vado di sabato, il venerdì cerchiamo di limitarci, a pranzo si consuma quello che c’è in frigo e la sera si cena con il caffelatte… Insomma sono andato all’Esselunga ho speso 67 euro mi hanno dato il buono da 8 euro. La cassiera, una mia parrocchiana, mi ha preso in giro: “Padre, conservi il buono con cura!”. A ogni buon conto, tornerò la prossima settimana. Spenderò ancora più o meno 65 euro. Che cosa avrò guadagnato? Su 127 euro (67+ 65), 8 euro sono poco più del 6%…»
Non so se è la metropolitana o sono le parole del frate, ma mi reggo forte agli appositi sostegni.
«Quello che mi turba è l’uso dell’aggettivo ‘buono’. E con le percentuali anche la linguistica che mi indispone: sotto l’albero di Natale – fatto di arance – promettono uno ‘sconto buono’, che invece è una fregatura. Nessuno spende esattamente 50 euro. E sono convinto che 50 euro è il valore che si colloca alla massima distanza fra la spesa media minima e la spesa media massima. Così se spendi meno di 50 ti spingono ad arrivare ai 50 euro, se spendi di più puoi scegliere: o perdi la possibilità di un secondo buono, o cerchi di arrivare a 100 per avere due buoni. La verità che a Natale anche i supermercati dovrebbero essere più buoni e invece no! Ti confondono matematicamente. Non è giusto: peccano contro la matematica, contro la lingua italiana e contro lo spirito del Natale, che è tempo di doni e di rinnovamento. E poi lo sconto, quale che sia, è inferiore alle attese e alle necessità, e inoltre è differito. Sui primi 50 euro non hai nulla, se non la promessa di poter avere uno sconto che verrà: “Acquista e consuma, otterrai vantaggi, non dimenticarti del buono e torna a spendere ancora, per poterne beneficiare… Quando le feste saranno passate, se non lo avrai perso, il buono sarà un piccolo risarcimento, per concedersi qualcosa che non si è avuto… E poi perché far durare la promozione fino a mercoledì 30 gennaio e non fino a giovedì 31? Lei che spiegazione si dà, eh? Per me, questo è un mistero oscuro!».
Il frate è sceso prima di me, a Caiazzo (stranissima fermata intermedia tra due nodi essenziali, Loreto e Centrale). Mentre le porte del metrò si chiudevano mi ha salutato agitando il libro:
«L’Esselunga non sconta. Incanta. Buon anno, figliolo».
E se n’è ito.
Pingback: Carrefour ed Esselunga lanciano sconti sull'alimentare fino al 20%
Caro Frate (posso rivolgermi direttamente a lui?),
la mia mamma mi ha regalato un buono… quanto risparmio?
bell’enigma (quasi da non dormire) a mio parere il buono o promozione qual si voglia, percentuale si / no, serve a tenere in ansia i consumatori di poter spendere di piu e ci aggiungo anche di dare una scappatoia al caro VITA
molto bello
giacomomaino
A parte il fatto che mi son divertita a leggere il tuo post, anni fa sono inciampata nella mitica squadra che aveva gestito massacranti gruppi creativi esselunga, per la famosa campagna in cui frutta e ortaggi si animavano, diventavano personaggi colorati e divertenti.
Noto in questa pubblicità una vaga ripresa di quella, e lo sconto va a pallino. Rischiosa e per nulla centrata, un fiasco direi. Ma non me ne intendo. Solo un parere da cliente potenziale. Però le arance mi sono piaciute, bella foto!
Sotto Natale ho preso in in mano con comprensibile sospetto (figlio legittimo di questo post) due altri buoni di supermercato (catena diversa, dimensioni simili). I buoni (uno ogni 40 euro di spesa) erano di 5 euro l’uno, spendibili (ma non cumulabili) per acquisti maggiori di 30 euro.
La cassiera, forse commossa dallo spirito della festa, forse allertata dalla mia aria improvvisamente torva (mi rifacevo i conti sulla falsariga della saggezza del frate e in pieno caos da ultime-cose-due-ore-prima-del-cenone), mi ha confidato: “venga da me per la prossima spesa che se fa 60 euro le faccio lo stop ai 30, così può spendere tutti e due i buoni in una volta sola!”. Mi ha anche assicurato che è addirittura possibile richiedere lo stesso trattamento a qualsiasi cassiera del mondo (o per lo meno del negozio in questione).
Vi rigiro la dritta, a breve per l’uso più pragmatico, alla lunga per varie ed eventuali (tipo:”fattore umano e variabilità delle percentuali di sconto”… )
buon inizio Graziano!
Da cliente ed ex dipendente esselunga rispondo ad uno dei quesiti del frate nel caso lo reincontrassi, esselunga fa partire il giovedì i volantini delle offerte, te li immagini a far coincidere due promozioni contemporaneamente? I clienti risparmierebbero troppo…
Pingback: Pubblicità tra matematica e religione 1/2 « Mainograz