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Pensieri, esplorazioni, ipotesi. Un confine incerto tra personale e professionale.

Formazione: come evitare disappunti?

Cop Magica medicina IstriceOro.inddMi capita di ascoltare commenti su incontri di formazione aziendale.
In effetti quale miglior occasione – se non un nuovo appuntamento formativo – per confrontarsi su formazioni precedenti?
Quando la formazione è proposta dall’organizzazione di appartenenza, ritorna spesso l’osservazione che le attività realizzate non hanno risposto alle aspettative di chi vi ha partecipato.
Recentemente mi sono trovato coinvolto in una di queste valutazioni informali. E ascoltando i commenti mi sono fatto l’idea che c’è un passaggio cruciale che potrebbe sfuggire a chi lavora nel campo della formazione.

Formazione interna: considerazioni critiche

Più persone lamentavano il fatto che la formazione, organizzata per fornire aggiornamenti su una serie di adempimenti normativi, fosse risultata teorica e generale.
“In fondo – qualcuno ha sottolineato – le norme di cui si ragionava non erano una novità assoluta. Quello che avremmo dovuto trattare (e invece è mancato) sono le applicazioni delle novità normative alla nostra realtà.”
“Sì, avremmo dovuto dedicare tempo all’impatto e alla messa a punto di procedure nelle nostre concrete situazioni di lavoro.”
“L’inquadramento è stato ordinato ma ripetitivo, mentre non abbiamo risposto a dubbi, non si sono date indicazioni operative…”
“E alla fine si torna al lavoro con le stesse domande che si avevano all’inizio, senza aver tradotto le indicazioni generali nella particolare realtà operativa che ci impegna tutti i giorni.”

Quando si ha un’idea di massima…

In genere chi organizza la formazione:

  • si trova a rispondere a vincoli (di aggiornamento, di risorse, di tempo, di richieste),
  • prova a raccogliere le esigenze trasversali o specifiche (ci prova seriamente, ma non è facile),
  • concorda con chi condurrà la formazione un programma sulla base di elementi generali.

A volte però mancano input terra-terra, considerati troppo di dettaglio per ricevere attenzione, non si hanno sotto mano informazioni su ciò che mette in difficoltà chi è impegnato sul campo, e non si dispone delle aspettative di chi parteciperà alla formazione…
Succede che chi organizza la formazione conosca in via generale gli argomenti e si affidi poi alla competenza del/la formatore/trice, o abbia in mente il funzionamento organizzativo nel suo insieme con il rischio di presupporre le esigenza di chi verrà coinvolto.

Che fare?

Naturalmente il lavoro di chi è responsabile della formazione in una organizzazione non è semplice: si può sbagliare nella scelta del formatore o della formatrice, e si possono sottovalutare le questioni che interessano o che potrebbero essere utili alle persone che si vogliono coinvolgere. A volte, poi, piani e contenuti formativi vengono decisi con molto anticipo, preparati avendo in mente chi ne finanzierà la realizzazione piuttosto che chi sarà chiamato a partecipare, imposti da format vincolati a logiche dissonanti con le esigenze organizzative.

Si è dunque condannati a proposte di formazione distanti e non adattabili, a incrociare le dita sulla competente empatia di chi condurrà la formazione, e sulla benevolente disposizione all’apprendimento di chi parteciperà?
Non necessariamente.
Perché in prossimità del momento formativo (un paio di settimane prima?) non inviare una email – o volendo esagerare – un rapido questionario online per:

  • anticipare i contenuti di massima,
  • sondare le aspettative,
  • intercettare indicazioni temi e questioni da approfondire,
  • raccogliere domande che si vorrebbero porre e difficoltà da trattare,
  • provare ad attivare l’interesse di chi parteciperà.

Perché no?
La formazione può essere un’amara medicina (non fosse altro perché noisa), o un momento interessante e utile.
E potendo scegliere, meglio lavorare per la seconda.

3 comments on “Formazione: come evitare disappunti?

  1. Fabio Festa
    13 November 2013

    Certo! fammi sapere.
    Ciao

  2. Fabio Festa
    11 November 2013

    Ciao Graziano, il tuo spunto è molto interessante! come più o meno sai sono anni che svolgo l’attività di responsabile della formazione.
    Io forse parto da una posizione “privilegiata”: prima di fare il responsabile della formazione sono stato un formatore, prima ancora sono stato un venditore (proprio di formazione e consulenza) e prima ancora per parecchi anni operaio.
    Avendo lavorato in diversi contesti (e fatto molta aula in tante aziende diverse), ho avuto modo di stare al fianco di molte persone, di passare molto tempo con loro in affiancamento (sempre prima di attivare percorsi formativi che li avrebbero coinvolti). Proprio il fatto di stare con loro, di passare del tempo con loro ascoltandoli, ritengo possa essere una delle chiavi di volta per poter poi formulare piani formativi adeguati.
    La scelta dei partner dev’essere fatta in modo estremamente rigoroso, questo per me è fuori di dubbio, e deve essere una scelta che si deve basare primariamente su una convergenza di visioni e valori; poi sulle competenze e stili di conduzione d’aula.
    Se ti va confrontiamoci quando vuoi.

    Ciao!
    Fabio Festa

    • Mainograz
      12 November 2013

      Ciao Fabio,
      hai ragione:
      – esperienza sul campo,
      – indirizzi aziendali condivisi,
      – cura dell’offerta formativa,
      – conduzione attenta nei gruppi di lavoro.
      Quattro focalizzazioni che si condizionano a vicenda.
      Dai confrontiamoci!
      E mi piacerebbe averti come ospite della settimana: argomento libero, foto, breve presentazione

      A presto,
      Graziano:-)

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