La letteratura organizzativa enfatizza i segnali impercettibili che annunciano le crisi (Crichton et. al., 2009; Day e Schoemaker, 2006, Weick e Sutcliffe, 2007). Se è vero che scricchiolii leggerissimi non vanno sottovalutati, possiamo però immaginare che debolissimi sintomi precedano un ristabilimento.
Oggi – in questo inizio anno così pauroso e triste – mi è sembrato di cogliere un’apertura. Provo a dire qual è, e perché penso sia una anticipazione di speranza.
In viaggio nel traffico ho ascoltato Vittorio Giacopini, conduttore di PaginaTre passare il microfono a Valentina Lo Surdo conduttrice di Primo Movimento (la trasmissione di musica classica che va in onda ogni giorno alle 09:30 su Radio3). Proposta della puntata: musiche di Hydn eseguite da Il giardino armonico.
Un primo ascolto, altri seguiranno, in vista del trecentesimo della nascita del compositore, che verrà celebrato nel 2032.
[2032… 2032? 2032!
Cosa stanno dicendo?
Il 2032 è fra 17 anni]
Valentina Lo Surdo prosegue informando che a Basilea è nata una fondazione, hanno aderito una cinquantina di città, verrà reincisa l’intera opera di Hydn (più di trecento opere), e il piano di avvicinamento al 2032 prevede due pubblicazioni ufficiali all’anno…
[Parte un brano.
Incredibile, 2032! Che orizzonte.
Il brano prosegue.
Lo ascolto distrattamente, la notizia ha qualcosa di inconcepibile]
Perché mi sembra di essere stato affiancato e superato da un segnale di ripresa?
Intanto la semplicità dell’annuncio: uno squarcio.
Poi si tratta di un progetto, di un investimento sul futuro, non un futuro immediato, non un orizzonte trimestrale, non una esposizione universale, tardiva, aggrovigliata, imbarazzante. Un programma, un piano (sì, dispositivi diversi in una tensione anticipatrice), un progetto dotato di profondità, di senso, articolato, con tappe, obiettivi, e con un respiro ampio (il 2032).
Un programma di opere, di produzioni da valorizzazione, al quale parteciperanno musicisti, orchestre, tecnici, teatri, radio, indotti, pubblici. Coinvolgimenti, riscoperte, tensioni, fili di lana, rincorse. Quante energie da collegare, quante creatività innescate.
Insomma un piano tracciato che è anche un insieme di possibilità, una collaborazione aperta, e anche un progetto di marketing multiterritoriale (un progetto economico).
E cosa viene messo a valore? La musica, la bellezza, un patrimonio inesauribile, un’invenzione che affonda nella tradizione, un capitale shareable, qualcosa che ha senso, che è ri/scoperta e prospettiva.
Insomma un progetto di costruzione che collega passato – presente – futuro, che fa dell’avvenire e delle più lontane cose la (pre)occupazione dei giorni presenti.
I segnali sono anche impulsi.
Forse non è solo il disorientamento che dilaga, forse ci sono anche aperture.
Forse – rimessa in discussione l’idea di progressione, riconsiderata facendo del disordine la tessitura della realtà (caos riconducibile ad armonia solo nelle nostre letture di precomprensione o valutative) – forse ci sono timide avvisaglie di ripresa, impercettibili.
Crichton M.T., Ramsay C.G., Kelly T., “Enhancing Organizational Resilience Through Emergency Planning: Learnings from Cross-Sectoral Lessons”, Journal of Contingencies and Crisis Management, 1/2009.
Day G.S., Schoemaker P.J.H., Peripheral vision. Come prestare attenzione ai segnali deboli, Isedi, 2008 (2006).
Weick K. E., Sutcliffe K. M., Governare l’inatteso. Organizzazioni capaci di affrontare le crisi con successo, Cortina, 2010 (2007).
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