Coordinare, cioè?
Nell’ambito del corso di Psicosociologia dei gruppi e delle organizzazioni stiamo ragionando sulle rappresentazioni relative a figure che coordinano gruppi lavoro e sulle le funzioni che possono venire loro assegnate.
Due considerazioni preliminari:
ee. Nella specifica occasione la forzatura si riferisce all’aver coinvolto un elevato numero di partecipanti. OPERA è efficace fino a gruppi di trenta persone, oltre è faticosa. Produce un numero elevato di idee ma esige anche che si possa dedicare del tempo per illustrare i diversi contributi, esprimere preferenze ponderate e sistemare in nuclei concettuali omogenei. Il numero di partecipanti (circa cinquanta) ha in effetti espresso un’ampia varietà di idee, ma la relativa complessità della conduzione è stata controbilanciata dalla ricchezza di spunti considerabili.I risultati del lavoro partecipato
Nella tabella ho raccolto per aree omogenee, a cui ho attribuito un titolo di sintesi, i diversi contributi raccolti nel corso della riflessione partecipata (tra parentesi ho riportato le preferenze espresse).
| Quali funzioni svolgono le figure di coordinamento nei gruppi di ricerca attivati? | |
| Gestisce le dinamiche di gruppo |
|
| Media all’interno, con esterno, con le autorità |
|
| Assicura la circolarità delle informazioni e l’efficacia della comunicazione |
|
| Pianifica il lavoro: gestisce l’operatività, distribuisce i compiti, controlla i tempi |
|
| Aiuta il gruppo a rimanere concentrato sugli obiettivi |
|
| Cura le relazioni nel gruppo e promuove collaborazione |
|
| È la figura di riferimento |
|
| Rappresenta il gruppo |
|
| Supervisiona |
|
| Mantiene continuità tra passato, presente e futuro |
|
Lo scopo del confronto guidato mediante OPERA è riflettere sul ruolo che svolgono le figure di coordinamento, o sulle funzioni di coordinamento di cui possono avere bisogno i gruppi, con una duplice utilità:
Alcune (parzialissime) considerazioni
Fin qui la varietà di idee e di apporti. Un giacimento di possibilità al quale attingere per interrogarsi, ragionare e tornare a discutere.
In alcuni casi, complice certamente la domanda che ha innescato il confronto, si nota che le richieste alla figura di coordinamento sono molte e svariate. Ma esiste la possibilità che il compito di coordinamento non si concentri in un’unica persona, e al contrario si attivino configurazioni in cui il potere e la responsabilità venga condivisa o ‘fatta circolare’ tra i membri, in occasioni o situazioni diverse? Oppure, si può pensare ad un coordinatore che sviluppa funzioni diverse in momenti diversi (e quando)? O, ancora, le funzioni di coordinamento delle quali un gruppo avverte la necessità possono venire assunte da più figure?
Il/la coordinatore/trice gestisce le dinamiche o si prende cura del funzionamento del gruppo? L’accento cade sulla gestione: su un’autorità collocata in una posizione superiore, che vede dall’alto e dall’esterno i processi (supervisiona). Per quali ragioni? O è possibile che la figura di coordinamento sia un componente fra gli altri, che differisca solo per le responsabilità attribuite? Che idee di autorità emergono? In quali configurazioni si dispongono le funzioni? In ragione di quali fattori?
In un altro contesto…
In una recente consulenza in una impresa sociale di grandi dimensioni, la dirigenza apicale ha espresso alle figure di coordinamento (di area e dei servizi operativi) l’esigenza che in quanto autorità intermedie non solo assicurassero (con alcune specificità) le diverse funzioni ricapitolate nella slide sopra riportata, ma anche che assumessero una attenzione ai cambiamenti del contesto, alle domande che provengono – con modulazione e attraverso canali non sempre strutturati – diverse dall’utenza, alle evoluzioni richieste dall’assetto dei servizi. L’esigenza organizzativa è che le figure di coordinamento agiscano come sensori attivi, che mettano a disposizione osservazioni e conoscenze sviluppate, senza però limitarsi a trasferire le informazioni raccolte. A queste figure viene chiesto di essere co-progettisti, di assumersi il compito di proporre, sollecitare, intervenire con idee e proposte. Tale richiesta sembra porre in evidenza che:
Ora, se cambia il mercato, se cambiano le attese e le pressioni degli stakeholders, cambiano anche le forme e i contenuti dell’attività di coordinamento.
O no?
I risultati del lavoro partecipato che hai pubblicato possono fornire degli spunti alle figure di coordinamento (attuali o in potenza:-); partire dalle rappresentazioni che le persone hanno di un determinato ruolo aiuta a capire quale potrebbero essere le aree su cui investire, avendo allo stesso tempo presente le richieste da parte dell’organizzazione.
Sarebbe interessante esplorare la rappresentazione che i coordinatori hanno del loro ruolo.
Cara Barbara,
grazie:-)
E’ un piacere sentirti e mi responsabilizza oltre modo sapere che leggi i post.
Ma soprattutto con i tuoi commenti vai direttamente al cuore dei problemi.
Perché non tornare sul tema, magari con una tua riflessione per Appunti di lavoro (anche solo poche righe, sicuramente attiverebbero…)
Intanto un caro augurio di Buona Pasqua e di Buon 25 Aprile.
Da tutti noi a tutti voi:-)
A presto,
Graziano, Giovanna, Giacomo e Giosué;-)
E’ sempre un piacere leggere i tuoi post e questa volta oltre che pensarlo te lo scrivo, e non solo perchè ho forse un poco di tempo in più che me lo permette, ma soprattutto perchè i suoi contenuti ricalcano una linea di pensiero che sto cercando di portare con insistenza all’interno di una grande organizzazione sociale con la quale collaboro.
La figura del coordinatore, così com’è ma soprattutto così come sta evolvendo, diventa sempre più strategica all’interno dell’organizzazione e necessita di una formazione molto più completa e composita rispetto al tipico bagaglio che si porta in dote.
E’ necessario inoltre investire sulla risorsa poichè il suo senso di appartenenza ha un valore incommensurabile per l’impresa, soprattutto se di medio-grandi dimensioni.
A mio parere il livello dei coordinatori, nel suo insieme, è quello strategicamente fondamentale per la tenuta dell’organizzazione sociale, ma spesso gli attori tutti, anche gli apicali, non ne sono abbastanza consapevoli.