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Pensieri, esplorazioni, ipotesi. Un confine incerto tra personale e professionale.

Benedetto XVI: idealtipo nei processi di avvicendamento e successione?

Delle dimissioni di Benedetto XVI si parlerà a lungo, da più punti di vista. La notizia è al centro dei commenti ufficiali e delle conversazioni, dal vivo e sui social media.
Provo a mia volta fare alcune considerazioni sull’atto e sui suoi effetti, nella prospettiva dei processi culturali di avvicendamento.

Ragioni

Alla base delle dimissioni (termine che quasi sembra incongruo per indicare l’annuncio dato) vengono espresse ragioni che appaiono semplici: l’avanzata età e lo stato di salute non consentono al Papa di esercitare la sua funzione di guida della Chiesa. Alcuni commentatori hanno sottolineato l’umanità, la fragilità, avvertendo empatia e rispetto per la persona, per la sua condizione, per il carico emotivo che la scelta ha comportato. La decisione  è frutto della valutazione personale di non essere nelle condizioni ottimali per far fronte al compito che il ruolo di autorità ricoperto richiede. Consapevolezza che ha portato il Papa a dichiararlo e ad assumerne le conseguenze. La scelta di ritirarsi dalla funzione di vertice è stata comunicata pubblicamente con l’obiettivo consentire l’avvio del processo di elezione di un nuovo pontefice che assicuri una conduzione salda nel governo della Chiesa.

Effetti

Pensando ai processi di avvicendamento di vertice, quali effetti si possono immaginare?
Al di là delle credenze religiose, il Papa presenta un modello evocabile nelle situazioni organizzative rispetto agli avvicendamenti dei ruoli di potere. L’atto di Benedetto XVI costituisce un precedente non evitabile, non solo per la Chiesa, ma sul piano culturale più generale. Se la scelta di lasciare rimane soggetta ad un valutazione personale e motivata e non è stato introdotto un vincolo di mandato, tuttavia è stato certamente introdotto un confine. Si tratta di un sommovimento culturale sul quale ragionare. Non solo per l’irruzione dell’umano nel sistema teocratico, quanto per lo spaesamento determinato dall’avere reso pubblico il limite nell’esercizio del potere (lo sappiamo è così dall’illuminismo, eppure solo poche settimane fa abbiamo assistito all’abdicazione di una sovrana). Si è trattato di una innovazione organizzativa, di un gesto simbolico (e pratico) forse rivoluzionario (anche per la ricollocazione che Benedetto XVI ha scelto per sé).

Dietrologie

Non mancano le dietrologie, espresse in prevalenza nei discorsi informali: ragioni di salute ben più gravi di quelle ufficiali, pressioni interne alla curia, sommovimenti tra fazioni progressiste o conservatrici… Tra tutte considero quella immediatamente espressa da Ivan Scalfarotto sul Post di ieri.
Scalfarotto vede nel gesto di Benedetto XVI l’astuzia del leader che si fa da parte per mantenere il controllo all’interno della sua organizzazione. Basa il giudizio che esprime sulla sua esperienza organizzativa. Naturalmente tutto è opinabile (nessuno parla ex-cathedra), ma se è vero che farsi da parte consente di mantenere una certa influenza è anche vero che ora si apre la fase del Conclave. Benedetto XVI non parteciperà, e ciò che avverrà nella Cappella Sistina dipende dagli accordi e dalle scelte che faranno i cardinali (in fondo si tratta di un processo democratico di elezione di un capo).
Benedetto XVI si fa da parte e crea spazio. Se le capacità funzionali di una figura di autorità possono costituire una ostacolo al funzionamento organizzativo è bene che il ruolo venga assunto da altre figure in grado di assicurare il governo dell’organizzazione. A me pare che, in questo caso, abbiamo assistito a un farsi da parte non tanto per controllare, quanto per consentire.

Emozioni

La decisione da molti è stata giudicata inaspettata (“Un fulmine a ciel sereno” ha detto il cardinale Sodano). Le parole ufficiali e i commenti a caldo mettono in luce lo stupore, il rispetto, l’irruzione di un fatto nuovo negli assetti culturali. Anche il Papa può dimettersi: il gesto è controverso: rinuncia alle proprie responsabilità? Sconfessa la decisione di molti? (decisione che nella prospettiva cattolica è ispirata da Dio). Modifica l’ordine delle cose? (ordine dell’istituzione e della storia, ordine delle cose per come siamo stati abituati a vederle).

Parte delle emozioni espresse sono di vicinanza umana, di empatia per la persona che ammette di non riuscire a far fronte al compito e che si fa da parte (nelle parole del Papa c’è una forse anche una richiesta di comprensione). Parte delle emozioni riguardano l’avvertire che il gesto segna una svolta storica, un gesto destinato a mettere in discussione tradizione e consuetudini, al punto che qualcuno ha parlato di una decisione destinata a cambiare (forse non immediatamente) molte posizioni della Chiesa.

Carissimi

12 comments on “Benedetto XVI: idealtipo nei processi di avvicendamento e successione?

  1. stefano delbene
    11 March 2013

    Aggiungo questo articolo di Sandro Magister tratto dal suo blog sull’espresso on line, che da conto di un dibattito poco visibile a proposito di quale titolo usare nel confronti di Benedetto XVI, questione tutt’altro di forma …..http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/02/28/dilemma-gesuitico-papa-o-vescovo-emerito/?ref=HROBA-1

  2. stefano delbene
    1 March 2013

    Mi sembra che le interpretazione sulle motivazioni delle dimissioni di Joseph Ratzinger non siano ancora facili da inetrpreatre, mentre mi sembrano più rilevanti le conseguenze, almeno nel medio periodo. Le caratteristiche della Chiesa Cattolica come organizzione sono peculiari: Bion stesso definiva l’istituzione religiosa come la sede dell’assunto di base della dipendenza. Ed infatti il poter del Papa viene ricondotto direttamente a Dio, tramite lo Spirito Santo che “illumina le menti” dei membri del Sacro Collegio che lo nomina.A sua volta il SC viene nominato dal Papa, creando un ingranaggio autoreferenziale, al quale, nel recente passato, Giovanni Battista Montini, Paolo VI, aveva inserito un primo sostanziale granello di sabbia: l’esclusione dei Cardinali al di sopra degli 80anni, escludendo quindi quelli che verosimilmente erano stati nominati dal suo predecessore e che lo avevano eletto. Le dimissioni di JR rappresentano un ulteriore passo nella direzione della “desacralizzazione” della figura del Papa, dal momento che si introduce un ulteriore livello “umano” e non “divino” nella successione. Verrebbe da chiedersi se Benedetto XVI, un tempo uno dei personaggi di punta del Concilio Vaticato II, abbia voluto, con questo passo “tornare alle origini”, dopo che per molti anni era sembrato allontanarsi dallo spirito che aveva animato il Concilio.
    Questo gesto potrebbe aprire quindi un processo, che per le caratteristiche della Chiesa Cattolica sarebbe difficilmente reversibile, che potrebbe portare ad una figura di Papa più vicina a quella di un Presidente che di un Monarca. Già adesso avremo un Papa Emerito, che potrebbe assomigliare a quella figura di Presidente emerito che nelle moderne democrazie svolge spesso un ruolo di “consigliere”. D’altro canto, non è più la morte, cioè la volontà di Dio, che rigenera una nuova figura di suo Vicario, ma la volontà dell’uomo, che sceglie razionalmente quando è il momento di “farsi da parte” per cedere il posto a chi offra maggiori garanzie nel ruolo. Indubbiamente una mutazione quasi “weberiana” dell’istituzione.

  3. Mainograz
    12 February 2013

    Riporto un commento di Virna Brg su Fb.

    Virna Brg mi è sorta subito una riflessione: se un Papa è molto malato, semplicemente aspetta di morire, lasciando che nel frattempo siano le persone intorno a lui a gestire il potere e prendere decisioni. Lo stesso fa un re o una figura che ricopre un incarico “a vita”, qualcosa che non è un “mestiere”, ma uno status quasi ontologico… l’abdicazione infatti è rara nella storia.
    tra l’altro, riflessione terminologica che sostiene la mia riflessione di partenza (a cui ora arrivo!!): si tratta di abdicazione non dimissioni: il fatto che la vulgata cronachistica usi questo termine sembra quasi implicitamente confermare ciò che credo, ossia che la scelta di Benedetto XVI sia POLITICA.
    di che tipo non lo so, non sono in grado di valutarlo, ma anche ci fosse un suo personale cedimento, le conseguenze restano politiche e non credo proprio che lui non lo abbia considerato…

    • Mainograz
      12 February 2013

      Riporto un commento di Federica Muci al commento di Virna Brg su Fb.

      Concordo! La Chiesa, in quanto forma organizzativa, non ha potuto non tener conto delle conseguenze politiche che un evento di tale portata avrebbe scatenato, per cui a mio avviso, si è fatto un gioco strategico (a che “pro” ancora non mi è chiaro) giustificato sotto ragioni quali l’avanzata età e lo stato di salute

  4. Mainograz
    12 February 2013

    Riporto un commento di Emilio Vergani su Fb.

    Ottima la scelta di inquadrare l’evento sotto il profilo dell’avvicendamento al vertice di una organizzazione. Per parte mia l’ho posto in relazione all’assenza di visione. Sarebbe materia per un bel seminario. Prenderò il libro, ciao.

  5. laurapapetti
    12 February 2013

    Segnalo un interessante articolo “La prima volta di un ex-papa: Ratzinger al lago e poi in clausura” in cui l’autrice, Giulia Romiti, si chiede: “Come gestirà la Chiesa l’inedita figura del Papa emerito?“.

    Fonte: http://www.ilnumerozero.com/attualita/attualita-e-costume/1189-la-prima-volta-di-un-ex-papa-ratzinger-al-lago-e-poi-in-clasura.html

    • Mainograz
      12 February 2013

      Certo adesso ogni singolo gesto, ogni parola, ogni scelta verrà investita di significati.
      Un po’ come accade nelle situazioni non facilmente leggibili.
      Alla ricerca di una comprensione complessiva.

      Sarà clausura? Per non interferire? (o – si dirà – per marcare il ritiro dalla dimensione mondana).
      E perché in Vaticano? Per ragioni di sicurezza? (o – si dirà – per interferire).
      Ci saranno uscite pubbliche, interviste, discorsi? (o ci sarà il silenzio per non sovrapporre messaggi a messaggi).

      Nell’articolo di Giulia Romiti si fa dire al Papa “negli ultimi mesi ho perso vigore fisico e spirituale”.
      Condizione che non è equivalente all’essere malato.
      Benedetto XVI intende segnalare un forte affaticamento? (o le sue parole vanno prese alla lettera, e allora insieme alla difficoltà nel reggere le fatiche fisiche, vi è una condizione di stress…).

      La vicenda è semplice e complessa.

      Torno sul commento di NeuroMans. In effetti la mobilitazione interpretativa è elevata.
      Sento anch’io le scintille!

  6. laurapapetti
    12 February 2013

    Nella ricerca sugli avvicendamenti abbiamo analizzato il tema anche dal punto di vista delle organizzazioni religiose, in particolare lo ha fatto Anna Omodei nel terzo capitolo del libro “Tra cambiamenti e continuità. Gli avvicendamenti intermedi e apicali nelle organizzazioni”.

    Ieri, 11 febbraio 2013, abbiamo assistito ad una notizia straordinaria (intesa come fuori dall’ordinario) ed inaspettata: le dimissioni del papa. Questo avvenimento ci porta, inevitabilmente, ad analizzare la vicenda anche alla luce di questo nostro interesse di ricerca.

    Per la Chiesa, questa è una situazione nuova, non di certo usuale. Normalmente il nuovo papa viene eletto dopo la morte di quello precedente.

    Benedetto XVI, invece, ha indicato, per usare le parole di Padre Federico Lombardi – direttore della sala stampa Vaticana – “la data e il minuto esatto da cui vige la situazione di sede vacante” (28 febbraio 2013 ore 20:00 orario di Roma). Informazione importante, come sottolinea Padre Lombardi, che permette alla Chiesa di orientarsi.

    • Mainograz
      12 February 2013

      Hai ragione Laura.
      L’avvenimento è fuori dall’ordinario (per molti c’è spaesamento)… al punto da creare una nuova possibilità di ordine (l’umano che entra in contatto con la dimensione di fede in modo inaspettato).
      La possibilità di ritirarsi, di dimettersi, di lasciare, di dismettere un ruolo che sembrava segnato dall’assolutezza.
      Quanto al momento preciso, credo che ciò dia valore giuridico e non solo politico. Dalle 20:01 del 28 febbraio la Chiesa riapre il processo di elezione del Papa. E Benedetto XVI lascia il suo potere.
      Ci sono vicende da seguire, riti da riconsiderare, significati da comprendere…

  7. ovittorio
    12 February 2013

    commento il post di Graziano con le parole sue:
    Possiamo formulare ipotesi diverse
    •È difficile lasciare perché, perdendo il ruolo, si è costretti ad un esame di realtà, ad ammettere discontinuità. In fondo il proprio lavoro, le ripetitività cicliche sono anche un antidoto verso il tempo che passa.
    •È difficile lasciare perché le cose che si sono pazientemente costruite verranno cambiate, superate e quindi si preferisce portare via con sé quello che si è costruito.
    •È difficile lasciare perché, in fondo andarsene è un po’ venire messi da parte e ciò provoca risentimento.
    •È difficile lasciare perché si verrà giudicati senza però avere la possibilità di difendere gli strumenti, l’impostazione, i processi che si sono messi a punto nel tempo, il proprio lavoro e la propria identità professionale.
    •E’ difficile lasciare se si sente che si sta passando la mano un gruppo, una generazione, che la svolta non è del singolo, ma dell’intero gruppo gruppo dirigente. A volte le fatiche rimbalzano e si manifestano dove non ce si aspetterebbe.

    l’argomento era un altro. o no? e dove finiscono le cose che succedono? sentite le scintille?

    vittorio

  8. Mainograz
    12 February 2013

    Vero!

  9. NeuroMans
    12 February 2013

    Personalmente, in questa vicenda-paradigma, più che uno scontro tra “ragioni” e “dietrologie” (termini che ripresentano in filigrana le contrapposizioni tra vero e falso) vedo la compresenza di un messaggio ufficiale (unidirezionale) e del riappropriarsi del senso dell’evento-oggetto sociale tramite i discorsi e le voci.

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