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Pensieri, esplorazioni, ipotesi. Un confine incerto tra personale e professionale.

Aspetti chiave del decreto legislativo 231/2001

Aspetti chiave 231 primo

di Graziano Maino e Maria Giovanna Salaris.

Trovandoci al cospetto di una platea tutta da conquistare, con un vincolo di tempo non negoziabile, abbiamo pensato di ricorrere al classico 3×3: tre aspetti chiave, a loro volta articolati in tre sotto punti. In tutto nove idee per provare a cogliere gli aspetti focali del decreto legislativo 231/2001 (Disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica).

1. Quali sono le novità introdotte dal decreto legislativo 231/2001?

Segnaliamo tre elementi di novità:

  1. La responsabilità come rispetto della legalità, come contrasto cioè alla criminalità di impresa, come correttezza dei comportamenti nel mercato, nei rapporti con committenti pubblici e con gli altri interlocutori rilevanti, come prevenzione di reati specifici (le fattispecie ricomprese dal decreto legislativo 231/2001) da identificare nella vita della singola organizzazione.
  2. Il riconoscimento della responsabilità penale di enti e organizzazioni che affianca alla responsabilità penale individuale (e da essa si distingue), enfatizzata da precipue sanzioni pecuniarie, interdittive, reputazionali, che possono giungere sino alla confisca.
  3. L’introduzione di una norma-raccoglitore, che identifica un elenco di reati integrabili dal Legislatore. Tra questi: reati contro la Pubblica Amministrazione, reati informatici, contro il sistema sociale e la fiducia collettiva, contro l’industria e il commercio, reati societari, contro la privacy e la personalità individuale, contro la sicurezza al lavoro, contro il diritto di autore, reati ambientali.

2. Quali coordinate definiscono il Modello Organizzativo 231?

Per rendere efficace la trasformazione radicale che assegna alle organizzazioni una responsabilità propria rispetto a comportamenti contrari alle norme, il Legislatore ha previsto che le organizzazioni si dotino di uno specifico sistema di prevenzione dei reati e di gestione dei processi interni e di collaborazione con altre realtà. Il Modello Organizzativo 231 è quindi il dispositivo che ha il compito di assicurare comportamenti rispettosi delle leggi e di scongiurare il rischio che vengano commessi reati nell’interesse o a vantaggio dell’organizzazione stessa. Volendo segnalare le caratteristiche che identificano il Modello 231 si potrebbe dire che esso è ad un tempo:

  1. Un sistema organizzativo, cioè un insieme di impegni, valutazioni, disposizioni, attività, controlli fra loro collegati, che mirano a orientare il funzionamento organizzativo interno, nei rapporti con gli interlocutori, con l’ambiente per assicurare comportamenti rispettosi di specifiche norme.
  2. Un documento-contenitore, cioè insieme di documenti: una politica per la responsabilità, l’esame dei reati pertinenti e l’analisi dell’esposizione al rischio, presidi generali e presidi specifici, un sistema sanzionatorio, un regolamento che disciplina l’intervento dell’Organismo di Vigilanza, un codice di comportamento per far conoscere impegni e divieti posti dall’organizzazione, un piano di miglioramento volto ad intensificare l’azione di contrasto del rischio di reati.
  3. Un regolamento, cioè un insieme di regole, articolate in indirizzi, disposizioni, prescrizioni, procedure, rivolte a interlocutori diversi, con l’obiettivo fornire indicazioni di comportamento generali e valide per specifiche attività per assicurare il rispetto di specifiche norme riferite a reati amplificati dalla ricerca di vantaggi per le organizzazioni.

3. Come rendere operative le disposizioni introdotte dal decreto legislativo 231/2001?

Le organizzazioni sono diverse – imprese di grandi dimensioni, PMI, microimprese, imprese sociali, consorzi, associazioni – per dimensioni, scelte operative, mercati di riferimento, e per molte altre caratteristiche ancora. Ma volendo essenzializzare, i passaggi che vanno intrapresi per rendere operativo il Modello 231 nelle concreta realtà organizzative sono tre.

  1. In primo luogo si tratta di avviare un processo di elaborazione del Modello 231, secondo un processo di conoscenza della realtà organizzativa e di coinvolgimento di chi vi lavora, che passa dalla formazione del gruppo dirigente, dalla analisi della normativa e degli adempimenti richiesti; dalla costituzione di un gruppo di lavoro ad hoc e dalla identificazione di una figura referente per le attività richieste dalla introduzione del Modello 231; dalla analisi della pertinenza dei reati nella realtà organizzativa, dalla valutazione dell’impatto dell’eventuale commissione dei reati compatibili con le attività dell’organizzazione, fino alla stesura vera e proprio di un documento che raccolga analisi e disposizioni stabilite per prevenire la commissione dei reati contemplati dal decreto legislativo 231/2001.
  2. Il secondo passaggio è l’adozione formale del Modello 231 e la nomina dell’Organismo di Vigilanza, con i conseguenti attività di divulgazione mirata ai diversi interlocutori interessati dagli indirizzi e dai vincoli fissati dall’organo di governo dell’organizzazione o dell’assemblea dei suoi soci.
  3. Il terzo passaggio, che segue riguarda i processi di applicazione e di miglioramento del Modello 231. Oltre alle già segnalate attività di diffusione, sensibilizzazione e informazione vanno supportate l’attuazione delle disposizioni contenute nel Modello Organizzativo e la formazione rivolta in particolare alle figure che svolgono funzioni sensibili rispetto all’esposizione al rischio di commissione di reati. L’applicazione efficace richiede che sia svolta con cura la vigilanza sulla applicazione a cura dell’Organismo di Vigilanza, progressive integrazioni con i sistemi gestionali che indirizzano i principali processi interni e di collaborazione con altri sistemi organizzativi, periodici aggiornamenti del Modello 231 in relazione ai cambiamenti organizzativi e ai cambiamenti normativi.

In sintesi quindi: responsabilità di impresa impattante sul funzionamento organizzativo mediante l’introduzione di un sistema di prevenzione puntuale, e assunzione non irrilevante di impegni per la legalità.

 

Aspetti chiave 231 secondo

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One comment on “Aspetti chiave del decreto legislativo 231/2001

  1. Paolo Ferrario
    21 December 2015

    Reblogged this on POLITICHE SOCIALI e SERVIZI.

Dai, lascia un commento ;-)

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