Mainograz

Pensieri, esplorazioni, ipotesi. Un confine incerto tra personale e professionale.

Le molteplici fatiche della partecipazione

Voglio socializzare alcuni spunti interessanti emersi nel corso di una videoconferenza di progettazione e ringraziare le persone che vi hanno preso parte per il lavoro svolto insieme.

Se semplificare non aiuta a promuovere partecipazione

La partecipazione sembra essere una condizione indiscutibile e autoevidente di ogni processo di cambiamento. Tuttavia non sempre vengono indagati senso e limiti di questo requisito che prevede vengano attivati processi – ideativi, consultivi, progettuali, decisionali – coinvolgenti i diversi soggetti a qualche titolo implicati. Non ponderare ragioni, estensione, difficoltà nell’ingaggiare porta con sé processi meccanici e non calibrati rispetto alle condizioni di contesto e alle effettive disponibilità. Assumere la partecipazione come un dovere autoesplicante è una semplificazione che si ripropone nonostante i segnali di difficoltà (se non di rigetto) rispetto alla sostenibilità della partecipazione stessa. Chiamare in causa per un verso è essenziale per le titolarità e i contributi che possono essere messi a disposizione, ma è anche una questione da non sottovalutare in relazione alle energie disponibili e agli effetti su processo e esiti che proposte ad alta intensità di partecipazione vorrebbero determinare.

Fatiche multicausali

L’analisi della situazione affrontata e l’aver ripercorso situazioni analoghe precedenti ci ha portati ad abbozzare un elenco operativo delle diverse fatiche che ostacolano, impediscono, boicottano, rallentano, disturbano, confondono la partecipazione. Promuovere e realizzare processi partecipati non è facile. Ci è sembrato che fermarci al disappunto per le indisponibilità che si preannunciano non aiuti a superare l’empasse. Guardando più da vicino le scarse disponibilità dei diversi attori in campo (e ripensando alle nostre personali fatiche per come si sono manifestate in precedenti e diverse esperienze) abbiamo immaginato per gli attori attori in gioco – sulla scorta delle informazioni di cui disponiamo – composite ipotesi alla base delle diverse (in)disponibilità segnalate.

In relazione alla scarsa disponibilità a prendere parte a processi partecipativi, abbiamo individuato alcune ipotesi:

  • scarsa disponibilità per sovraccarico di lavoro (gli impegni sono di tale quantità e urgenza che l’interlocutore non riesce a far fronte alla richiesta di coinvolgimento);
  • scarsa disponibilità per autocentratura (l’interlocutore non è disponibile a lasciare le sue rappresentazioni e il suo modo di interpretare le questioni in gioco);
  • scarsa disponibilità per distanza esperienziale ed emotiva (la proposta di impegnarsi in un processo multilaterale è lontana o allontana l’interlocutore dai sui riferimenti, dalle sue esperienze: non si sente coinvolto, la proposta non lo emoziona);
  • scarsa disponibilità per complessità delle questioni proposte (partecipare significa aprire una serie di questioni che richiederebbero maggiori informazioni e competenze, un lavoro di preparazione e approfondimento);
  • scarsa disponibilità per delusioni da esperienze negative precedenti (l’interlocutore segnala la delusione per investimenti in partecipazioni che hanno fatto perdere tempo, non hanno inciso, non hanno prodotto nuove conoscenze);
  • scarsa disponibilità per difficoltà personali (l’interlocutore può attraversare un momento di personale difficoltà, per le ragioni esistenziali le più diverse, non ha disponibilità di tempo e non riesce a investire energie nel percorso di partecipazione che viene proposto);
  • scarsa disponibilità per confusione percepita nelle proposte (l’interlocutore avverte e restituisce la mancanza di comprensione rispetto alla proposta di ingaggio);
  • scarsa disponibilità perché sfugge il senso (e allora l’interlocutore si interroga che senso abbia l’adesione e l’investimento nei processi partecipati);
  • scarsa disponibilità perché proposta e setting non favoriscono (o ostacolano) la partecipazione (l’interlocutore non comprende il percorso, la proposta, le dinamiche, le forme proposte di coinvolgimento);
  • scarsa disponibilità perché non si intravedono vantaggi o opportunità per sé e per la propria organizzazione (l’interlocutore non intravede elementi di interesse o non ci guadagna nulla);
  • scarsa disponibilità perché non si desidera avvantaggiare altri con i quali si è in competizione per risorse scarse (l’interlocutore non desidera mettere a repentaglio i propri vantaggi posizionali);
  • scarsa disponibilità perché attraverso l’adesione non si vorrebbero legittimare processi evolutivi che non si ritengono migliorativi.

Queste le considerazioni emerse a proposito di fatiche nel partecipare a processi che si progettano coinvolgenti. Ci è parso che provare ad immaginare la varietà di ragioni che possono ostacolare gli ingaggi, immediatamente attivi pensieri costruttivi e apra la strada ipotesi per agire anche in condizioni non favorevoli.

La partecipazione non sembra essere solo una questione di intenzionalità spontanea, di governo del processo, di tecniche di coinvolgimento, di chiarezza degli approdi ricercati, di coordinamento delle energie. Forse, anche mettersi in risonanza con le disponibilità concrete e con le dimensioni emotive dei soggetti ai quali viene proposto di partecipare – forse anche attese più realistiche rispetto all’intensità dell’adesione – possono contribuire a progettare percorsi di coinvolgimento concreti, magari parziali e progressivi, ma più pazienti e accoglienti.

E forse apre maggiori possibilità di successo l’accompagnare processi partecipativi con una prospettiva esplorativa, costruttiva, differenziata, che proceda con cautela, che curi la circolarità dell’informazione, favorisca avvicinamenti graduali, predisponga possibilità di incontro non pressanti, consenta l’espressione di difficoltà, vincoli, traiettorie, faciliti incontri interlocutori.

3 comments on “Le molteplici fatiche della partecipazione

  1. Pingback: Learning Community Canvas: come facilitare il lavoro delle comunità di apprendimento, di Marco Cau, Graziano Maino, in secondowelfare.it, 10 maggio 2019 – MAPPE nelle POLITICHE SOCIALI e nei SERVIZI

  2. a.benzoni@libero.it
    4 March 2019

    Graziano ciao e grazie per il post molto interessante.

    Si coglie che è pensato e scritto dopo un bel lavoro di sintesi che lo rende chiaro e succoso.

    A presto. Ti rivedrei volentieri l’11 aprile ma ho l’Arcivescovo in Istituto e quindi devo saltare l’incontro.

    Mi piacerebbe sempre incontrarti, magari potresti accettare un invito a pranzo qui in zona un giorno che hai due ore.

    Io questa estate lascerò il lavoro attivo.

    Un caro saluto. Adriano

    > WordPress.com

  3. Pingback: Le molteplici fatiche della partecipazione | in blog Mainograz, 3 marzo 2019 – MAPPE nelle POLITICHE SOCIALI e nei SERVIZI

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