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Pensieri, esplorazioni, ipotesi. Un confine incerto tra personale e professionale.

Bilancio sociale territoriale

Nell’ambito della Settimana della Cooperazione venerdì 21 ottobre 2011 ho partecipato a Sesto San Giovanni a una serata di confronto sul bilancio sociale territoriale.  L’incontro è stato promosso dal Tavolo per la cooperazione, è stato organizzato da Pierluca Borali e Fabrizio Tagliabue, sono intervenuti Beppe Guerini e Alfredo De Bellis.
Pubblico di seguito la traccia del mio intervento.

Un lavoro che non scollina mai

A mo’ di presentazione.
Sono socio e lavoro in una cooperativa di ricerca e consulenza, formazione e documentazione che si chiama Pares. Pares è una contrazione di tre parole: partecipazione, responsabilità e sostenibilità (sostenibilità delle organizzazioni, dei loro progetti, dei loro impatti… risparmio di energie organizzative).
Lavoriamo in diverse regioni italiane, con cooperative, enti pubblici, network e più recentemente anche con imprese profit. Ci occupiamo di valutazione, rendicontazione sociale, qualità. Le aree di ricerca sulle quali siamo impegnati sono: innovazione (tra tecnologie e apprendimenti, avvicendamenti (intermedie e apicali, scrivere per organizzare e rendere visibile il lavoro sociale, strumenti e metodi per il benessere organizzativo.
Vita intensa, ricca di contatti, ma non si scollina mai!

Pronti, via

Ho letto i materiali che avete già predisposto. Non è facile giocare in una squadra di giocatori forti.
Ho pensato a un intervento con alcune domande, come se dovessi prepararmi ad un incontro con un gruppo di lavoro (lascerei la teoria ai molteplici testi disponibili). Dirò cose già pensate, alle quali si è già data una risposta…
Non importa – anzi meglio – sarà come fare un check di sicurezza.
E se dirò cose che non tornano, sulle quali non si è d’accordo o un po’ sballate, ancora meglio: significa che il progetto è già avanti. E sarà un vantaggio per me (lo è già) perché ho la possibilità di confrontarmi con un esperienza spessissimo vagheggiata ma poco realizzata.

Bilancio sociale territoriale…

Un nome che è un programma d’azione e un impegno. Ma questo titolo può avere due accezioni.

  • Bilancio sociale di un territorio, di quello che accade e delle prospettive che – a partire dalla lettura complessiva – gli attori possono concordare di fare.
  • Bilancio sociale aggregato delle cooperative di un distretto: questo è . In questo senso il sottotitolo aiuta perché porta fuori dall’incertezza e chiarisce il campo di azione di un gruppo di cooperative

A proposito poi dei termini ‘bilancio’ e ‘sociale’, segnalo che mettersi d’accordo sulla loro portata aiuta. Per ‘bilancio’ è tutto sommato agevole: rendiconto per valutare, o semplicemente valutazione. Per ‘sociale’ le cose sono forse meno immediate:

  • sociale nel senso di ‘relativo alla società’
  • sociale nel senso di relativo alle imprese (societale, con un termine appena accettabile),
  • sociale nel senso di relativo alle attività delle imprese che hanno risvolti sociali?

La chiarezza del titolo (del programma di azione) aiuta nel costruire il documento. Con l’aggiunta esplicita delle finalità il tutto si fa ancora più chiaro: per chi ci lavorerà e per chi lo utilizzerà.
Bilancio sociale del sistema della cooperazione di Sesto San Giovanni. Promuovere collaborazione, innovazione e sviluppo, mobilitare risorse e costruire alleanze.
Il bilancio sociale si presenta come una piattaforma che collega e consente proiezioni. Insomma, a me sembra di averla capita più o meno così.

Oggetti di rendicontazione

Schematicamente:

  1. possiamo rendicontare a partire da noi (quello che per noi è importante) anche servendoci della mission o della carta dei valori per rispondere degli impegni presi;
  2. possiamo rendicontare a partire da linee guida che stabiliscono perimetro e contenuti dei rendiconti,
  3. possiamo rendicontare provando rispondere a domande o anche provando ad anticiparle. Tre modi non esclusivi, integrabili, ma che rispondono a intenzionalità differenti e possono produrre effetti non esattamente sovrapponibili.

Detto altrimenti: di che cosa parlerà il bilancio sociale aggregato delle cooperative del territorio sestese? Su quali aspetti indirizzerà i riflettori? Cosa approfondirà in modo che possa essere compreso, discusso, ulteriormente approfondito?

Provo a presentare uno schema (inadeguato beninteso, giusto una traccia sulla quale lavorare) per collegare i diversi interlocutori con potenziali aree di interesse. Se rendicontare è restituire informazioni interessanti allora un aspetto non trascurabile è identificare quali sono le informazioni pregnanti e attese da produrre.

Interlocutori Possibili aree di rendicontazione
Clienti Servizi offerti
Rispondenza e innovazione di servizi, interventi, progetti
Informazione, comunicazione, trasparenza
Garanzie
Attenzione ai prezzi, qualità e controlli
Rilevazione di osservazioni e soddisfazione
Lavoratori  Condizioni di lavoro:

  • Condizioni retributive
  • Mobilità interne
  • Orari di lavoro
  • Fondi di aiuto

Relazioni sindacali
Formazione
Sicurezza
Opportunità:

  • di genere
  • culturali
  • generazionali
  • sociali per persone in condizione di debole contrattualità
Fornitori Monitoraggio delle caratteristiche dei fornitori
Qualità tecnica, sociale e ambientale
Rapporti e modalità di pagamento
Risorse economiche
Comunità locali Progetti di collaborazione tra cooperative su

  • Lavoro
  • Legalità
  • welfare
  • urbanistica

Progetti e interventi locali:

  • Collaborazioni
  • Supporti e riconoscimenti
  • Donazioni
  • Sponsorizzazioni
Ambiente Impatto ambientale
Attenzione all’utilizzo dei materiali
Modalità di produzione
Risparmio energetico
Attenzione al ciclo di vita del prodotto
Riciclaggio e smaltimento
Organizzazione Cura dell’informazione
Trasparenza della gestione e dell’uso delle risorse
Rispetto degli adempimenti normativi
Promozione della partecipazione
Attività
Risultati
Prospettive

Dati e indicatori

Chi, dove e su quale supporto si raccolgono, si conservano, si elaborano i dati? Chi ne è responsabile? Come si raccolgono? Come si possono richiamare e riutilizzare? In assenza di una seppure esile struttura i dati hanno una intrinseca propensione a disperdersi, a confondersi, ad appannarsi, ad invecchiare, a frammentarsi, a perdere di valore, ad andare persi. Dalla qualità dei dati, dalla qualità della costruzione delle informazioni passa una certa quota della qualità del bilancio e dei rapporti sociali che si produrranno. In generale il processo di costruzione delle informazioni da restituire richiede investimenti e competenze per poter produrre conoscenze apprezzabili e utilizzabili. Un aspetto positivo è dato dall’accessibilità di strumentazioni informatiche che possono supportare l’attività di raccolta, conservazione, recupero e trattamento dei dati.

Risorse

Con quali risorse? Mi capita di vedere che le risorse economiche, le disponibilità emotive, l’immaginazione desiderante sono risorse investite nelle attività preliminari. Nella preparazione e nell’ideazione si riversano attese e poi – esaurito il momento di progettazione, passata la fase di stato nascente – si manifestano svariate e imprevedibili difficoltà a dare respiro, percorso, futuro al progetto, a tradurlo in azioni, produzioni e apprendimenti. Continuo a pensare che il piano di realtà è dato dal budget, dalla capacità di fare investimenti comuni. A me pare che questa sia la precondizione: di quante risorse disponiamo per poter gettare il cuore oltre l’ostacolo?

Regia e apporti

È difficile produrre un bilancio sociale territoriale senza l’apporto delle organizzazioni, senza competenze dedicate e senza una regia in grado di facilitare la collaborazione, intervenire nelle difficoltà, garantire una sufficiente fluidità del lavoro. Ma su questo, da un lato ci sono gli impegni delle cooperative, dall’altro c’è il supporto di Pierluca Borali. E quindi non aggiungo altro;-)

Rischi

Paolo Rossi, ricercatore a Sociologia in Università Bicocca e collega in Pares, ha recentemente pubblicato un articolo su Studi Organizzativi (2011) dal titolo Quale senso per la rendicontazione sociale oggi? Un’analisi di criticità e prospettive. Nell’articolo identifica alcuni rischi ai quali sono esposti i processi di rendicontazione sociale, che ritraduco con parole mie:

  • non è chiaro qual è l’apporto del bilancio sociale nel costruire senso per l’organizzazione e gli interlocutori;
  • il bilancio sociale è a rischio di ‘istituzionalizzazione ideologica’: una sorta di irrigidimento adempitivo che limita le possibilità di produrre conoscenze utili nelle concrete situazioni;
  • al crescere delle linee guida non cresce la profondità e la rilevanza di indicatori e informazioni;
  • nella costruzione non è così semplice coinvolgere gli interlocutori e dal bilancio sociale non scaturiscono necessariamente rivoluzioni relazionali con gli stakeholder;
  • i processi rendicontativi sono onerosi e richiedono dedizione e risorse, mentre spesso vengono riservate attenzioni intermittenti;
  • il rischio di produrre comunicazioni autoreferenziali o promozionali è in agguato;
  • gli aspetti tecnici e metodologici, e i supporti strumentali richiesti rendono i processi e gli esiti rendicontativi più onerosi di quanto non si sia portati a pensare;
  • c’è il rischio di chiedere al bilancio sociale di essere tutto, strumento per tutto, contenitore per ogni richiesta.

I rischi, come sottolinea Paolo Rossi nel suo articolo sono molti, spesso utilizzati per demolire e non per orientare processi di rendicontazione che sono diffusi ed essenziali per comprendere le proprie azioni nella società.

Intenzioni ed effetti: affidabilità e reciprocità

Mettere insieme i dati (dati di qualità, affidabili, raccolti secondo modalità concordate e con cura) ha un valore certamente comunicativo per gli attori coinvolti, contribuisce a restituire un’immagine di affidabilità, ma pure un valore relazionale e simbolico. Un valore simbolico che afferma agli occhi delle organizzazioni e al territorio come le cooperative sociali intendono stare insieme, presentarsi e collaborare, prelude a progetti comuni, a forme di cooperazione tra cooperative.

Se si cerca uno strumento di promozione, di scambio, di confronto, di analisi comparata (benchmarking), uno strumento per rendere conto (rispondere di un mandato) e dare conto (sviluppare relazioni), per rendersi conto (attenzioni) e darsi conto (comprensioni), uno strumento di coinvolgimento (quale?) degli interlocutori, un modo per sviluppare apprendimenti (per dare senso alle azioni nel presente e alle mobilitazioni rivolte al futuro), per concepire e accompagnare decisioni collegiali (governance) e per promuovere progettualità condivise, se si cerca uno strumento per leggere ed esprimere un’identità collettiva, allora è necessario un certo lavoro di cura, da parte dei più.

Ricapitolando

Il bilancio sociale è uno strumento: se non sono sufficientemente chiare le ragioni e le finalità può essere uno strumento scarsamente soddisfacente. Soldi ed energie disperse e non è detto che questo sia sostenibile, non mi sembra in questa fase. Volendo ricapitolare le possibili utilità di bilanci sociali aggregati

possiamo segnalare:

  • presentare e far riconoscere i soggetti: qualcosa tra la promozione e la visibilizzazione (comunicazione e legittimazione: sappiamo esprimere le nostre esperienze e valorizzare la nostra immagine?);
  • consentire di disporre di dati e informazioni per confrontarsi, decidere insieme e sviluppare collaborazioni (governance e sinergie: riconosciamo idee e prospettive differenti?);
  • realizzare valutazioni di performance con una prospettiva integrata (sociali ed economiche, e il calcolo del valore aggiunto è certamente uno strumento: facciamo e come quello che affermiamo essere di valore?);
  • affermare impegni e responsabilità, leggere comportamenti e traiettorie (strumento identitario, di autocontrollo responsabile e di impegno per il territorio: le cooperative sono solide, serie, affidabili, mutualistiche, solidali…?).

Il bilancio sociale è un processo: di costruzione e di comunicazione, può essere aperto e interattivo, troppo o troppo poco, lungo o fatto in fretta in furia. Spesso la tendenza è di dedicare più tempo alla costruzione che all’uso, più tempo alla prima edizione che a un progetto pluriennale che cresce e si consolida anno dopo anno. Più tempo al lavoro estemporaneo che al processo per consentirsi di dare continuità alla raccolta, alla lettura e alla divulgazione di dati e informazioni significative.

Il bilancio sociale è un prodotto: la carta costa moltissimo e tutta una gamma di prodotti comunicativi si stanno spostando sul web 2.0. Non è una migrazione semplice e non è detto che si debbano tagliare i ponti con i paesi di origine. Solo le forme di fruizione e di uso mutano, forse è il caso di considerare se è utile un prodotto monouso o se invece non conviene pensare a modalità di costruzione e socializzazione progressiva.

Un vantaggio di questo momento è che abbiamo lasciato alle spalle l’infatuazione per lo strumento, per la novità e possiamo riservare l’attenzione alle ragioni che ne motivano l’introduzione, all’uso e agli effetti che si intendono produrre.

Due proposte

Vorrei chiudere con due proposte eventualmente valutabili…

In questo momento Pares – la cooperativa di cui sono socio – sta partecipando a un progetto sulla Qualità del lavoro nella cooperazione. Il progetto è frutto della cooperazione tra Euricse il centro di ricerca europeo sulla cooperazione (Facoltà di Economia di Trento: Borzaga  e Depedri per intenderci) e il Centro di statistica della facoltà di Economia dell’Università di Brescia (Carpita è il direttore).
Bene il progetto è questo: costruire un osservatorio sulla qualità del lavoro che utilizzi un questionario modulare che permetta di indagare diverse aree della qualità del lavoro nelle cooperative sociali (e non solo). La proposta è questa: si può utilizzare il questionario e la piattaforma che permette l’invio on-line e l’elaborazione dei dati. Se i dati (resi anonimi) vengono conferiti all’osservatorio che li può utilizzare per indagini statistiche, in cambio si ottiene un report e un rapporto di benchmarking sui dati aggregati. Faccio la proposta perché quella delle condizioni di lavoro (oltre che un obbligo) è un’area di ricerca non secondaria. Inoltre potrebbe essere un’area di ricerca comune, anche con l’obiettivo di restituire informazioni complessive alle proprie compagini sociali e al territorio. E i dati raccolti potrebbero alimentare il bilancio sociale aggregato delle cooperative del territorio di Sesto San Giovanni.

La Regione Lombardia ha lanciato il Programma Ergon per sviluppare aggregazioni di imprese e supportare associazioni e network imprenditoriali nell’attivare progetti per “diffondere, creare e rendere stabili, nei loro mondi di riferimento, la cultura del ‘fare rete’ e la capacità aggregativa tra imprese come fattori di competitività“.
Il bando Ergon stabilisce che possono presentare i progetti e essere soggetti beneficiari del contributo regionale: le associazioni imprenditoriali, in partenariato con le università e i loro dipartimenti, i centri di ricerca del sistema universitario lombardo, i centri di ricerca e studio di politica industriale e i parchi scientifici e tecnologici. L’università Bicocca è qui dietro, il Politecnico e le altre università non sono lontane. Alla cooperazione poi, le idee, la capacità di esprimerle e di condivedere non mancano.

PS

Segnalo due post di un po’ di tempo: a tema l’integrazione fra sistemi… (clicca qui e qui;-)

Quindi…

One comment on “Bilancio sociale territoriale

  1. Pingback: A proposito di reti… (bootleg) « Mainograz

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