Nell’ambito di Writing Social Lab 2.0, cercando indicazioni sulla scrittura di post, mi sono imbattuto in decaloghi convergenti (n0, n1, n2, n3, n4, n5, …). Comandamenti per lo più virati sul cosa-fare-per-fare-bene (utilmente e diligentemente). Spunti sempre in spirito pratico, con riferimento all’operatività della content curation e ai post in quanto testi. Materiali preziosi (e di conforto) s’intende. E non a caso prossimamente ne comparerò alcuni.
Eppure mi è sembrato che non rispondessero del tutto alle mie esigenze di indirizzo, né al mio bisogno di incoraggiamento pragmatico (la tecnicalità non è tutto). Così mi sono detto che potevo scrivermi da me il mio codice di condotta personale, e metterlo a disposizione per ulteriori insoddisfatte aspettative, generatrici di creatività.
Eccolo.
Ci sarà sempre un refuso (o più d’uno) che ti è sfuggito. Ci sarà sempre una frase che poteva essere detta meglio, pronta per essere spezzata in punti elenco, un titolo criptico o retoricamente assonante con il già sentito, un aggettivo fuori posto, un periodo incidentale da paratattizzare, stilemi difficili da abbandonare… E allora? Ci sarà sempre un verbo, un termine, una soluzione alla quale non hai pensato, che non ti si è presentata, che non hai rimosso. E la ‘chiamata all’azione’ poteva essere meno fiacca o accademica. Never mind. Su un post ci si può sempre ritornare. Nulla vieta una ennesima revisione rivitalizzante prima di un rilancio.
Intanto iscriviti al tuo blog da lettore. Pubblica, guarda l’email caderti nel computer e poi rileggiti, supera l’imbarazzo dell’osservarti. Intervieni, correggi, metti a punto. Cambia. Non più di una volta – nel breve. Poi basta. Procedi, incurante degli infiniti miglioramenti possibili.
Il meglio è acerrimo nemico del bene.
La completezza è un vicolo ingannevole, una meta che si sottrae, evanescente. Ascrivibile a una forma di psicologia maligna, che sugge le già scarse energie in vista di risultati inconcludenti.
Punta all’equilibrio, alla completezza situazionata. Al ‘qb’ accettabile. Confida nei commenti, aspettati spunti, lascia che la tua mente lavori per te. Datti tregua e datti tempo. Quello che manca, in genere si presenta solo se non agognato. Ricorda che l’idea di completezza contrasta con l’estensibilità dei contenuti di cui la blogsfera è capace.
Internet è un universo in espansione per somma di apporti. Rilassati.
La leggibilità di un post dipende da infiniti fattori, non solo intrinseci e quantitativi: dal tempo di chi lo incontra, dall’interesse di chi lo cerca, dal grado di conoscenza o naivité di chi lo legge, dall’incontrollabile notifica che distrarrà il lettore rapito, dalla magia riflessiva che un tratto di metropolitana affollata ti può dare…
Breve aiuta, ma non è un dogma. Non tutto può essere compresso. La sintesi è un ‘a-tendere’ che richiede pazienza, ma non vale il sacrificio di una idea. Togli e taglia, riduci, scarnifica, essenzializza, leva e rifinisci, ma non è l’anoressia testuale, il sacrificio spasmodico che darà risonanza ai tuoi pensieri. Se puoi non essere prolisso, offri al lettore dei punti d’appoggio per saltare o ritornare, confida nella sua libertà di campionare.
Considera benevolente chi ti legge, e riceverai attenzione.
Infinita la varietà delle cucine regionali, dei menù possibili, delle combinazioni immaginarie. Non prostrarti ai canoni imperanti: stupisciti, prendi spunto, attingi dai post nei quali ti imbatti, e gioisci. Rilanciali se vuoi, ma non farti impressionare. Se incontri un guru per strada, non farti distrarre. Nella blogsfera non ci sono autorità e i sapienti sopravanzano. I gusti mutano, plasmati dalle soluzioni che si addensano e si rarefanno, condizionate da fattori ingovernabili. Proponi il tuo stile, curalo, cambialo, disciplinalo, osservalo trasmutare e permanere.
Come la tua identità, così il tuo stile si affina e resiste.
Ci sarà sempre qualcuno insoddisfatto, infastidito, capace di trovare i tuoi punti deboli. I primi hanno la vastità di internet per continuare a cercare, i secondi possono sempre scartare verso un altrove, i critici, invece, siano benedetti (anche quando non sono mossi da intenzioni amichevoli). Offri un ospitale accoglienza per commentare, criticare, interagire. Ma non blandire chi ha il gusto del graffio, invitalo a sostare ma non accudirlo.
Per qualcuno i tuoi post saranno incomprensibili. Per altri irrilevanti. Per altri interessanti, utili, simpatici, ben scritti. E per qualcuno solo una perdita di tempo… Considera le critiche con attenzione, ma non elevarle a parallassi seconde della tua ricerca.
Nessuna guida ti è offerta, se non transitori appigli.
Gli abbozzi abbandonati non sempre maturano, a volte avvizziscono. I post trattenuti, dicono a noi più di quanto dicano di noi e dei nostri pensieri. Scrivi, concludi in qualche modo, nel miglior modo possibile, come puoi negli interstizi tra le molte incombenze. Pubblica. Non rimandare. Non aspettare l’ora (che pensi) favorevole. Non prepararti per l’occasione propizia, non attendere uno stargate costitutivamente tardivo. Di norma aiuta darsi una scadenza: che non passi una settimana senza post, questo il mio impegno!
Rileggi, aggiusta, sistema con passo veloce. E poi pubblica.
Continua, non diniegare. Dall’esperienza si traggono spunti impensabili. I miglioramenti fanno salti, improvvisi e adirezionati. Carsicamente si manifestano.
Continua ad archiviare. Scrivi, accumula, riordina. Anche quando la stanchezza consiglierebbe il logout, aggiungi una frase, una citazione, un titolo, un tag, categorizza. Se non ce la fai almeno rileggi. Se la fatica ti paralizza almeno apri il file, connettiti, digita la password. Fai una piccola cosa simbolica.
E riposati di tanto in tanto.
Molto stimolante. 2 punti: dove e’ l’Alpago… sono bloccata a letto da influenza senza accesso a Google o Wiki. 2. Lab di scrittura: qc info in piu’? Grazie
Alpago: regione storico-geografica in provincia di Belluno (lancia una ricerca su Google) o vai (che è meglio) sul blog di gianlucafunes.wordpress.com.
Altri laboratori seguiranno: vai su paresblog e trovi diverse info.
sorry!
l’url del blog ora è http://serviziosocialealpago.wordpress.com/.
il blog con cui ero partito all’inizio del viaggio/blog/stage per creare una mappatura activata degli stakholder del servizio sociale alpagoto era http://gianlucafunes.blogspot.it/.
ciaooooooooo
D’accordo, d’accordo! Mi preme solo sottolineare che il tuo post (come tutti i tuoi post) non ha neanche un refuso e tutti i congiuntivi a puntino!!
L’ha ribloggato su l'ALPAGO, la sua COMUNITA' e il SERVIZIO SOCIALE.
Ciao Gianluca.
Stavolta decido sul serio di venire in vacanza sull’Alpago (in Alpago?).
;-)
Sei il benvenuto!
Come vedi il tema del nostro blog è copyato dal tuo. Ci stiamo trans/blogando da blogger a wp e avevamo bisogno di trovare in un luogo (s?)conosciuto un ambient famigliare/lineare/pulito. Il tema usato da Pares ci è sembrato comfort/mutevole al punto giusto. Poca nebbia come in Alpago. Sfondo bianco e cielo terso (sic! not today). Si riesce a guardarsi negli occhi. Si riesce a guardar/si tra(ns) post e post.
Come vedi il blog è in costruzione, alcuni si sono già trasferiti e gli altri arriveranno fra un po’.
Come sai, per costruire qualsiasi cosa in un territorio è utile conoscerlo anche dal punto di vista geografico (prof. Fazzi docet e ri/docet). Tra i nuovi co-autori/co-costruttori ci saranno dei fotografi che apriranno delle gallerie di visioni dei nostri paesini in modo dare visibilità ovvia a quello che le parole non riescono a descrivere, ma solo a far immaginare.
Quindi prima prendere le ferie e venire IN Alpago dai un’occhiata a alpago istantaneo per scegliere il post(o) giusto.
A presto.
Mitico Graz..!!!!!
Eh, se non ci fossi tu Anto: estimatore numero 1!
Il prossimo post lo dedico a te;-)