Poiché ho ricevuto richieste di chiarimenti sul decreto legislativo 231/01, pubblico una microscheda introduttiva realizzata con Sergio Quaglia e che Pares sta utilizzando per promuovere i propri interventi.
Aggiungo poi alcune considerazioni.
In sintesi: adottare un sistema organizzativo 231 consente di verificare il rispetto di norme importanti, risponde all’esigenza di tutelare la propria organizzazione, può essere l’occasione per definire o precisare i processi amministrativi e stabilire – in modo concreto e trasparente – quali le responsabilità assumono le organizzazioni e chi vi lavora.
Il Decreto Legislativo 231/01 ha introdotto la responsabilità in sede penale per imprese, cooperative e associazioni. Ciò significa che se una persona interna alla struttura (responsabile o dipendente) commette un reato nell’interesse o a vantaggio dell’organizzazione, quest’ultima può andare incontro a significative sanzioni.
Il Decreto Legislativo 231/01 prevede che l’organizzazione possa cautelarsi da tale rischio, introducendo un sistema interno di gestione incentrato su:
Adeguarsi alle indicazioni del Decreto Legislativo 231/01 offre due principali vantaggi:
Alle organizzazioni sensibili al tema della responsabilità e interessate a elaborare adeguati strumenti di gestione, così da essere riconosciuti come soggetti corretti e affidabili, Pares società cooperativa offre:
Da email diverse riprendo le domande più frequenti ricevute e rimetto in ordine le risposte che ho dato.
Per l’organizzazione, in termini di carico di lavoro, cosa comporta adottare un modello 231?
L’adozione del modello organizzativo 231 genera un po’ di lavoro nella fase di introduzione e richiede un po’ di cura periodica (verifiche e aggiornamenti). Non si tratta di un lavoro eccessivo se si calibra il modello sulle caratteristiche dell’organizzazione. Il modello 231 si collega al sistema per la prevenzione e la tutela della sicurezza 81/2008 e può essere riportato nella sfera di competenza della certificazione ISO9001.
Costruire il Modello Organizzativo 231 è moderatamente impegnativo (dipende dalla complessità dell’organizzazione). Ma si può procedere per gradi. Quello che conta è che ci sia un referente interno.
Il decreto legislativo 231/01 obbliga a introdurre un organismo di vigilanza autonomo e indipendente. Da chi dovrebbe essere composto?
L’organismo di vigilanza può essere costituito con formule diverse. Si può avere un organismo formato da una persona (meglio se esterna) o formato da più persone (qualcuno interno e qualcuno esterno).
Per parte mia la vedo così: due-tre visite l’anno da parte di una figura esterna con cui fare il punto della situazione (verifiche) è un modo per tenere viva l’attenzione a tutto campo e l’occasione per un confronto esterno che il CdA può decidere di far fruttare. Il costo dovrebbe essere tutto sommato sostenibile…
Si può adattare il modello 231 al funzionamento dell’organizzazione o ci arriva addosso un’armatura che ostacola anche i movimenti più semplici?
Il 231 può essere considerato uno scudo per prevenire la commissione di reati e rendersi meno vulnerabili in caso di controversie giudiziarie. Ma è soprattutto un’opportunità per riprendere il filo della responsabilità sociale, mappare le aree critiche, definire o aggiornare i processi amministrativi, stabilire un codice di comportamento per chi lavora o collabora. E anche un’opportunità per stabilire indicazioni in aree che si percepiscono scoperte.
Il 231 è solo carta da produrre (un altro bollino) o ne vale la pena?
Certo si può adottare il 231 seguendo logiche legalistiche, adempitive, difensive (che non sono necessariamente sbagliate). O si può introdurre il 231:
- per controllare e rendere trasparenti i processi amministrativi e prevenire così possibili reati (responsabilità amministrativa);
- per connettere responsabilità, attenzione a diritti e valori con le pratiche operative (responsabilità sociale);
- per favorire il confronto e la collaborazione interne, evitando sconnessioni (responsabilità organizzativa).
Adottare il 231 costa tanto?
La risposta è semplice: vale la pena mettere l’allarme in casa?
Dipende da diversi fattori.
Se l’organizzazione utilizza con sagacia l’occasione, sono soldi ben spesi (può andar bene anche un sistema introdotto per ragioni formali, basta esserne consapevoli).
Sono soldi sprecati se si eccede o ci si distrae, e si introduce un sistema sproporzionato.
Trovate alcuni post pubblicati su Mainograz
– 231 e responsabilità organizzativa;
Con Barbara Colombo inoltre stiamo pubblicando un ciclo di post sul blog Appunti di lavoro: qui il primo. Gli altri a seguire.
Pingback: Codice dei comportamenti 231 (per cooperative e consorzi sociali) | Mainograz